
CD – Mantra Breaks
Ci è arrivato un pochino in ritardo il nuovo album di Madox ma lo segnaliamo ancora con piacere, perchè sotto l’albero, fra i regali ‘made in Italy’, certo ci sta bene questo frutto del produttore napoletano, da noi sotto osservazione fin dai tempi di ‘Flux’ (correva l’anno 2002). Nonostante le traccesiano in gran parte quelle ben conosciute prodotte da Stefano Miele nell’ultima stagione, l’effetto complessivo è di un lavoro assai fresco e coerente, agile ma coeso nella summa dei brani. Incisioni innervate da un dna tutto partenope che ben s’adatta a qualsiasi latitudine stilistica trasformando influssi e musicalità. Sequenze che applicate soprattutto al ‘suono carioca’, protagonista delle stagioni big beat e latinamyl, risuonano adesso anche di coloriture tipiche di certa house-techno (dal nostro ben conosciuta). Una mescola sintetica altamente efficace, non esente naturalmente da cadenze e trattamenti anche nu skool. Insomma, puro ‘italian flair’ all’opera e i risultati sono noti se Madox, alla pari con Santos, è il produttore ‘nostrano’ più conosciuto ed amato del Regno Unito. Se questo è possibile, lasciatecelo notare, è perchè nelle scene breakbeat il grado di contaminazione è altissimo e l’apertura a più orientamenti stilistici è assai apprezzata, contando ancora in questi ambiti il concetto di originalità creativa. Siamo certi che non ci si dimenticherà di questo e chi ha ‘avuto’ saprà ancora ‘dare’ alla scena (non scordandosi il passato). E’ vero che per chi produce ritmi spezzati la vita non è facile (… ed i numeri sono completamente differenti… lo dice sempre il buon Andrea Lai) ma è anche da sottolineare come altrove sia mare aperto. La visibilità in un mercato schizofrenico è un valore tangibile, qualcosa che trasforma la plastica in merce fantastica.