
Sará giá quella odierna l’era dell’avvento del digitale, che ai supporti materici (vinile, cd) ha sostituito l’immaterialitá dei file, financo nel djing professionale (perché é davvero improponibile alle porte del 2008, con laptop adeguati e ottimi mixing-software, girare ancora per aeroporti e stazioni con borse da 200 e passa dischi o straparlare del fascino e della qualità del suono, che si ritiene falsamente migliore, nel caso dei vecchi sistemi). Fra gli altri cambiamenti epocali anche la promozione discografica, nel giro di solo pochi anni (gli ultimi), ha riscritto totalmente le proprie regole, eliminando quasi del tutto spedizioni d’ogni sorta ed orientandosi verso servizi online di trasferimento file (YouSendIt, Mediafire, Sendspace, Aim, ecc..) oppure creando ‘portali’ ad hoc o affidandosi ad agenzie specializzate in questo (pensiamo ad esempio a Visionpromotions, a White Noise, a Monthlyrelease, a Dispersion, a Digital Promos…solo per citarne alcune, di organizzazioni, tra quelle che lavorano per più label). Non pochi sono anche gli artisti, producer e remixer, che in prima persona s’impegnano nell’opera di promozione. Ebbene, sarà la nostra un’era oramai digitalizzata e super-tecnologica ma una volta su due (almeno) i file che rimbalzano da ogni parte del globo e arrivano per essere recensiti non hanno (sic!) alcuna tag, oppure ne hanno di sbagliate o molto peregrine, cosa che vale anche per le estensioni dei file. Non ha alcun senso, credo, su d’un solo rigo testuale scrivere ‘master’, ‘320kbs’, oppure anche il nome dell’etichetta, se non si mettono nell’ordine prima il nome dell’artista, poi il titolo del brano e l’eventuale identificazione del remix. Per non parlare poi di chi per eccesso contrario s’avventura nei funambolismi d’una marea d’underscore, linee e parentesi d’ogni tipo, geroglifici anche qui non solo nell’estensione dei file ma anche nella specifica delle Tag, con la complicazione, a volte, d’astrusi codici numerici (soprattutto nei negozi online di vendita mp3), che pure riporteranno (ne siamo certi) ad una qualche ‘interna’ catalogazione, ma che, tuttavia, sono assolutamente inessenziali, se non dannosi, per l’utilizzatore finale, costretto sempre a ritaggare tutto quanto. Non sarebbe un grande sforzo, in fondo, utilizzare un poco di buon senso e semplificare le cose: indicando nell’estensione dei file prima il nome dell’artista, preceduto da un underscore, poi il titolo del brano ed infine l’indicazione del remix. Altrettanto, nelle tag, sarebbe coerente attenersi a quello che è essenziale, eventualmente includendo l’anno d’uscita, il genere, il titolo dell’etichetta e la chiave tonale nei commenti. Come controprova che tutto sia elencato bene basterebbe solo inserire ed aprire quel file in una qualsiasi cartella di brani all’interno di un comune software di mixaggio: nel caso in cui il brano non sia facilmente rintracciabile scorrendo l’ordine per artisti evidentemente qualcosa sara’ andato per storto. Insomma, deve essere sempre possibile risalire velocemente ad un file nella cartella nella quale è stato conservato e deve essere altrettanto semplice ritrovare lo stesso file ‘letto’ nei player e nei programmi di mixaggio. Difficile da capire? Non penso proprio.