Optical Biocomputer – Djing And Booze Bacteria

Optical Biocomputer

Puó causare non facilmente gestibili distonie per uno scienziato frequentare massicciamente discoteche ed in genere locali notturni (spesso con conseguenti ricadute agli occhi dei benpensanti riguardo alla rispettabilitá del soggetto avvezzo a tali malsane abitudini). Nel caso del Dr. Cameron Jones il problema invece si pone in maniera
differente, perchè l’illustre professionista è anche proprietario del ‘The Blue Velvet Bar and Night Club’, locale che gestisce assieme alla madre a Melbourne, in Australia. La commistione di scientismo ed ubriachezza, tuttavia, a volte può produrre imprevedibili ed assai interessanti risultati. Una sera mentre il Dr. Jones stava lavorando come dj (la sua principale passione), subito dopo aver versato una birra gli è capitato inavvertitamente di toccare la superficie dati di uno dei cd che stava utilizzando. Sicuramente la sua mano non era asciutta e quando la settimana successiva il dottore riutilizzerà il cd, si accorgerà di un comportamento anomalo. Chiunque fra noi ‘normali dj’ avrebbe pensato solo a ripulire la superficie del cd, eliminando la sporcizia o gli eventuali e vari residui casualmente accumulati. Lo scienziato invece non si ferma alla semplice evidenza, vede oltre: infatti il doctor Jones, passando – immagino – ad un altro dischetto masterizzato, conserverà il cd in questione per poi analizzarlo approfonditamente (spero dopo non essersi fatto qualche altra birra). Il risultato sarà stupefacente. Jones ha scoperto che tra le traccie audio potevano essere ascoltati piccoli rumori ed interferenze e, incredibilmente, in alcuni punti la musica stessa era stata completamente modificata. Coltivare micro-organismi su supporti ottici puo’ alterarne i file contenuti. Noi (dove per ‘noi’ s’intende genericamente la categoria dei ‘normali dj’) al massimo arrivavamo al concetto che sminuzzare cristalli bianchi, inodori ed amari sul retro dei cd puo’ rendere questi poi inutilizzabili. La scoperta in ogni caso è serissima, tanto che in seguito, lo scienziato australiano ha deciso d’iniziare a sperimentare massicciamente coltivazioni di vari tipi di funghi, lieviti e batteri sui supporti che memorizzano i file della musica da lui stesso utilizzata. Al processo che si sta investigando è stato dato adesso anche un nome: ‘Optical Biocomputer’. Le ricerche continuano ma personalmente il mio consiglio allo scienziato-dj è quello di farsi meno birre e soprattutto non versarle in giro in vicinanza di piatti, mixer, cd e lettori vari.