
C’è del genio, ammettiamolo, in chi s’applica, come nella foto a corredo di questo post, trasformando il classico cartello giallo, quadrato ed a punta in su, tipico dell’attraversamento pedonale, aggiungendo alle figure degli omini – non sappiamo realizzati come, o se detournati a loro volta – due ben proporzionate, piccole riproduzioni di cartoni di birrada asporto. Metafora che soprattuto all’approsimarsi del crepuscolo, ora dell’agognato ritorno a casa dopo il lavoro, è ironicamente simbolica d’una condizione assai metropolitana. Simili foto di trasformazioni ‘non autorizzate’ di cartelli segnaletici stradali si possono trovare sul Flickr group denominato ‘Altered Peds‘, ennessima applicazione d’una sensibilità para-graffitista e urbana che adesso volentieri deborba in altri campi, paralleli anche al design, all’hacking mediale ed al subvertising. I segnali stradali in Italia sono milioni, in media quarantotto per ogni chilometro, ci ricorda Bob Noorda, maestro del visual design ed inventore di loghi famosi, profondamente convinto dell’inutilità di tale sovrabbondanza, che spesso complica – non poco – una corretta interpretazione delle informazioni. Spesso la stessa ridondanza delle istituzioni, la voglia di ‘dire troppo’, ingombra i pali e affolla i riquadri d’indicazioni superflue, inutili e ingannevoli. Si procede per aggiunte, raramente per sostituzioni: la longevità d’una indicazione italiana è di circa ventidue anni. Hanno calcolato – inoltre – che quattro cartelli su dieci non sono in regola con il codice e nessuno sembra curarsene. Gli ‘Altered Peds’, allora, non devono – tout court – essere considerati pericolosi per l’incolumità del cittadino, funzionando, se utilizzati oculatamente, come una forma di sensibilizzazione dell’attenzione, confusa dall’affastellarsi d’immagini, tutte differenti ma in fondo simili nell’astrazione d’un linguaggio mal codificato e solo apparentemente ‘tecnico’.