La musica su piattaforma mobile è al centro dell’interesse di molti: case produttrici di cellulari, case discografiche, operatori, distribuzioni specializzate nella vendita di mp3 ed anche utenti. É un mercato evidentemente in continua espansione, che ha influito in parte sui cambiamenti indotti nelle modalità d’uso del terminale, sul form factor stesso e sulle sue intrinseche peculiarità tecniche. ‘Comes With Music‘ è l’offerta adesso associata – anche in Italia – all’acquisto d’uno smartphone 5800 della Nokia, sfruttando la quale sarà possibile scaricare liberamente per 12 mesi tutti i file mp3 – oltre 4 milioni di brani – compresi (e compressi) nel vastissimo catalogo del Nokia Music Store. Spiegano bene negli uffici di comunicazione della casa finlandese – leader nel mercato mobile – che al termine del servizio si potrà mantenere in memoria tutta la musica scaricata. Meno dettagliatamente spiegano che i brani in questione sono protetti da DRM (Digital Rights Management), restrizione che impone per l’ascolto solo l’utilizzo del terminale legato all’offerta. Anche se codesti file – quindi – in maniera ‘teorica’ non si possono nè masterizzare, né trasferire su altri supporti, si agita volutamente il concetto di ‘tutta la musica che vuoi senza limiti e senza alcun costo aggiuntivo’. Sembra divenuto implicito, forse anche alle grandi compagnie commerciali, indipendentemente dal sistema anticopia utilizzato, che ogni musica riprodotta da un altoparlante possa infine essere anche registrata, cioè acquisita definitivamente ad ogni proprio bisogno. É un dato tecnico che si continua a non considerare – invece – fra le molte ‘anime belle’ nostalgiche dei vecchi vinili, sempre pronte a lamentarsi per la progressiva scomparsa di quel formato e per quanto in basso (falso) sia scesa la qualità d’ascolto. La non esatta valutazione degli effetti provocati dal cosidetto ‘analog hole’ o ‘problema della riconversione analogica’, rimanda in molti casi alla mancata comprensione delle trasformazioni tecnologiche in atto. Non bisogna essere ingegneri o informatici provetti per realizzare che è semplicemente impossibile mostrare e nascondere contemporaneamente un segnale. La musica, volente o nolente, con questi cambiamenti già si confronta: se qualcuno gongola – idealmente – nel poter dire d’aver vissuto altri tempi, qui ed ora c’è chi quegli stessi immaginari, quella stessa ricchezza d’esperienze in musica cerca di riconvertire in funzione d’un utilizzo complessivamente sempre più orientato verso le odierne tecnologie digitali. Non parlo più – naturalmente – del Nokia Music Store, né tantomeno del prendere posizione – a favore o contro – il P2P, la vendita online di file mp3 o certo consumo ‘disinvolto’ (in giga), fruizione mainstream e poco colta che sarebbe operata dalle nuove generazioni ‘beote’, cresciute ‘agitando aggeggi di plastica bianchi davanti alla televisione’. Parlo d’una trasformazione strutturale, che nel digitale coinvolge tutti gli ambiti comunicativi, culturali ed economici. Eppure, disperandosi per la rivoluzione distibutiva in atto, c’è chi – ad esempio – poeticamente si lancia nell’epitaffio funebre degli ‘storici’ negozi di dischi, citando nientemeno che gli Offlaga Discopax (manco fossero i Jefferson Airplane…). ‘Ci siamo fatti portare via tutto’, dice Arturo Compagnoni in un post accorato su Sniffin’ Glucose – assumendo autorità generazionale – rimpiangendo oltre al vinile anche i fax su carta chimica, che era permesso consultare solo agli abituali clienti dei vinilici negozi doc. Alla fine degli anni ottanta (anni che per certi nostalgici rifulgevano e che per altri erano già musicalmente ‘zozzeria’), gli scaffali di novità indipendenti si riducevano ad un paio. Adesso è pieno di musica di qualità, fruibile molto più liberamente. Dicono sia tutto da provare che la frantumazione della scena musicale coincida con una sorta di ‘democratizzazione dell’ascolto’. Quella che è sicuramente frantumata – a mio avviso – è l’intelligenza di chi non sa rinnovarsi e sempre dei soliti ritornelli fa bella mostra. Passioni poco forgiate nel rendersi disponibili al nuovo, che non reggono al gap dei cambiamenti stilistici, mal sopportando passaggi epocali, forse troppo ardui e intricati da affrontare. Ogni manifestazione nuova, dice Greil Marcus, riscrive il passato, ‘trasforma vecchi criminali in nuovi eroi, vecchi eroi in coloro che non sarebbero dovuti mai nascere e nuovi personaggi vanno a frugare nel passato in cerca di predecessori, perché le radici sono legittime e l’attualità dubbia’. Chi sono adesso gli eroi di questa generazione di mezzo, troppo educata, indie e depressa? Gli Offlaga Discopax? Morgan? Gli Spiritalized o gli Spaceman 3? Dove vanno questi trentenni nelle loro squallide serate clubbing da provincia italica? Cosa propongono? Quali sono gli ambiti nei quali si spendono? Quando qualcuno blatera, tirando fuori le solite pippe sulla freddezza delle nuove tecnologie, sull’apocalisse procurata da mp3 e P2P, quando cercano di convincervi delle immani sventure conseguenti alla vendita di file musicali online, quando continuamente spacciano ‘i loro tempi’ come gloriosi stanno probabilmente cercando di fottervi, vantandosi d’una ‘superiorità morale’ questa si davvero dubbia: fuffa generazionale e musical-secchiona di gente che in quanto a contenuti reali ha davvero poco da esprimere. Similarmente, anche chi vi dice – la Nokia, ad esempio – che ‘la cultura musicale non è mai stata così accessibile’ vi sta prendendo – in parte – per i fondelli, se dietro ci sono operazioni commerciali così concertate. In primis perchè il servizio della Nokia in ogni caso lo paghereste – accumulando in un anno i costi di connessione e la differenza tra 469 euro (costo del telefonino comprensivo d’abbonamento) e 339 euro (costo reale del telefonino ‘secco’) – secondariamente perchè una cultura musicale fatta solo di hit, di brani commerciali e di grasso catalogo, non merita certo di potersi definere ‘cultura’. Non a caso – visto che son ben consci di ciò – quelli della Nokia organizzano le loro serate promozionali in locali come i Magazzini Generali di Milano, coinvolgendo nomi in pasta con ambiti ‘alternativi’ (un dj dei Subsonica, i Negrita…mica Gigi D’Alessio e Anna Tatangelo), inaugurando anche una collaborazione ad hoc con il mensile musicale Rolling Stone Italia. Per fortuna non tutti i più giovani sono coinvolgibili da tali risibili accrocchi pseudo-fashionisti. Basta girare per davvero, fra blog e forum, per rendersi conto di quanta ricchezza di contenuti sia oggi disponibile. Basta solo aver voglia, passione e conoscenza (capacità queste che pur essendo solamente ‘immateriali’ – tuttavia – non sono affatto posticce).
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