Seeding The City – Greening The Urban Expanse

Seeding The City

La ‘public art’ intreccia specifici disciplinari in bilico tra architettura, urban design, landscape e interaction design, spesso in chiave ‘istituzionale’ ma altrettanto frequentemente – e con risultati molto più rilevanti – dando vita a ‘interazioni’ site-oriented che partono ‘dal basso’. Progetti che si confrontano con realtà multiformi, da ascrivere – volendo – più alla scena attivista, che al tradizionale mondo dell’arte. Qualche confusione sul termine ‘public art’, naturalmente persiste, perchè la definizione nasce alla fine degli anni Sessanta, ed è stata utilizzata in primis per indicare sculture e/o installazioni collocate all’esterno e in spazi pubblici. Facile quindi – per molti – soprattutto negli italici assessorati, riportare immediatamente il concetto alle pecorecce ‘opere’ di tante piazze e rondò, sulla scia delle pompose realizzazioni d’un Arnaldo Pomodoro o di altri meno fortunati ‘maestri’. ‘Seeding The City‘ – invece – in maniera decisamente più contemporanea, è un progetto di public art, che implementato a New York, utilizza il social networking per determinare i luoghi dove realizzare individuali moduli ‘verdi’. Si investe – quindi – sulla costruzione di spazi comunitari, catalizzando istanze ambientali e in qualche modo suggerendo ‘tools minimi’ di sopravvivenza urbana. Il progetto, guidato e ideato dall’artista Eve S. Mosher, prevede – oltre ai piccoli moduli di coltivazione – il posizionamento di segnali visibili dalla strada: vere e proprie bandiere colorate che determineranno percorsi e mapping dell’operazione. Semi da piantare in azioni personali, che partono da elementi semplicissimi e d’uso comune, si relazionano in un network proliferante, fecondo per riequilibrio ecologico e poetica utopista.