Fra i tanti accidenti ‘seri’ che possono affliggere il digital djing, ve né uno tipico di quando il vostro laptop s’avvia al pensionamento (due-tre anni – non di più – questa è la vita massima di tali macchine, in un uso ‘quasi’ professionale). Anche ad esser precisissimi, non infognando il sistema operativo con porcherie, installando pochi essenziali software e stando attenti a deframmentare periodicamente il disco rigido, con il passare delle stagioni (così mi dicono tecnici competenti) sempre meno bene i processori riescono a dissipare il calore. A me è capitato ai primi caldi di questo mese e improvvisamente Traktor ha smesso di funzionare. Riuscivo a caricare le tracce ma saltellavano (anche quelle non fidget) e si bloccava il sistema dopo pochi minuti, andando completamente in crash. Calava il panico – naturalmente – che comprendeva la solita trafila di frustranti tentativi. Chi ha dimestichezza con i pc e i programmi di mixaggio mi può ben capire. Aleggiano immediatamente paranoie d’occulti conflitti e scattano automatiche le maledizioni all’upgrade automatico di Windows, al sistema operativo e via nell’ordine a tutti i parenti di Bill Gates. Vengono conseguenti le ennesime dichiarazioni di passare ad un Mac, assieme allo smanettio notturno e diurno, fra upgrade di software, driver di scheda audio e schermate midi. Si prendono in considerazione tutte le opzioni possibili, prima di dedicidere che è tempo di un ripristino di sistema o di un bel ‘formattone’. Intanto per dieci giorni si rimane bloccati. Non ne venivo a capo. Solo dopo altre schermate blu della morte, autospengimenti del portatile e quant’altri malfunzionamenti, ho capito che il problema era il surriscaldamento del processore. 85 gradi e più, questo mi diceva il banale programmino scaricato (CoreTemp). In men che non si dica ho riesumato un potente ventilatore esterno, direzionandolo ad arte verso l’accaldato laptop, subito dopo ho aggiunto questo nuovo tappetino, ‘HeatShift’, comprato dall’Unieuro. Prodotto che ha ricevuto nello scorso gennaio il ‘CES Innovations 2009 Design and Engineering Award’, riconoscimento assegnato ai prodotti tecnologici ritenuti più innovativi e meglio progettati. HeatShift è composto di cristalli raffreddanti, accuratamente testati in laboratorio. Non necessita d’elettricità, non produce fastidiosi rumori ma è in grado di diminuire la temperatura del laptop anche di 11 gradi. L’azione raffredda-computer è diretta, ‘HeatShift’ non ingombra prese Usb, non necessita di collegamenti e supporti speciali, inoltre è leggero e di facile portabilità, oltre che di bell’aspetto. Ho riportato la temperatura a 63-64 gradi e tutto adesso funziona alla perfezione (merito anche del ventilatore, ovviamente). Anche nei miei dj-set – adesso – non dimenticherò mai questo magico tappetino nero e il ventilatorino esterno. Avendo la tastiera proteggi-liquidi semmai anche un grosso vodka-tonic carico a ghiaccio, posato con bicchiere largo nei pressi del pulsante d’accensione (proprio lì dove riscalda di più), potrebbe essere una buona soluzione. Tanto fra qualche mese al massimo la rottamazione è inevitabile, questa volta – forse – passando a un Mac: sperando anche che l’alluminio scaldi meno della plastica.
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