‘Spacciatori di droga, intermediatori immobiliari e consulenti finanziari sono attivi in quest’area’, oppure ‘É possibile assistere a scene di violenza, linguaggio scurrile e varia nudità’. Sono questi solo alcuni degli avvisi operati dal fantomatico ‘Department Of Urban Censorship’, istituto lungimirante e moralizzatore, che ha iniziato a diffonderele sue allertanti raccomandazioni a partire da alcune delle zone più ‘periferiche’ della metropoli londinese. Street Art lussureggiante e amabilmente congegnata nelle forme d’un logo rosso e bianco, sul quale campeggia il numero diciotto, cifra che indica in maniera precisa il numero minimo di anni ‘utili’ per sopportare tali ‘sconcezze da suburbia’ senza irreversibili e diseducativi disagi psicologici e culturali. La costruzione grafica allude a un reale marchio, non riportando immediatamente a stilismi street art e funzionando – al contrario – come un ‘fake’, che è possibile decifrare solo prestando ‘attenzione’. Qualità che questo tipo di arte tenta spesso di sensibilizzare nello spettatore, con spostamenti di senso e sabotaggi di comunicazione significante.
