
Ne hanno parlato un po’ tutti di Google Street View, l’applicazione di Google Maps che grazie ad uno speciale congegno a nove fotocamere, montato su un’automobile, permette riprese a 360°. Forse non ne avrei fatto un post, se non fosse che tra le foto pubblicate dall’artista Jon Rafman nel suo “Art Fag City” mi colpisse un’immagine. Catalogata assieme agli scatti d’una prostituta svenuta in Spagna, facendo capolino fra altre ingloriose e casuali situazioni di strada immortalate in Inghilterra o in Irlanda, nello stesso archivio dove spiccano arcobaleni dello Iowa o scene del crimine a Washington – non so dirvi se tenera o ambigua – la fotografia in questione restituisce l’azione immobile d’una donna, che da una spiaggia guarda verso il mare. Lo scatto – non si capisce bene se la donna abbia un costume o sia nuda – indubbiamente colpisce, evocando straniamento ed un certo senso di nostalgia. Quella foto è stata presa nella zona più periferica del lungomare della mia città, è indicato chiaramente, Lungomare 9 Maggio, Bari, Puglia, Italia. La foto che in elenco segue, scattata in piazzetta Cumana a Napoli, potrebbe essere stata scattata in India, per la sua estetica, o in Iran. Queste immagini non raccontano quindi storie conformate, al contrario della “vecchia” fotografia, dove comunque il filtro dell’autore induceva già ad un racconto ben diretto, a una interpretazione univoca. Queste immagini sono un “assurdo”, rappresentano appunto l’assurdo delle nostre vite, una poesia involontaria in luoghi dove non t’aspetti, rendendo palese l’estrema vicinanza di Bari a Marsiglia, a Città Del Capo o a Beirut, accomunando le puttane di Rho in Lombardia a quelle del Brasile, un’arte che mostra indistintamente gli stessi fucili automatici nella suburbia statunitense o nelle aree del narcotraffico colombiano. Anche se attualmente Google Street View implementa un algoritmo che autonomamente individua targhe e volti, oscurandoli graficamente, poco c’importa della privacy delle persone immortalate di fronte ad un simile spettacolo: questa è arte, è sociologia purissima, applicata senza le mediazioni di letture già univoche, conformate e di parte. Arte – comunque – con la quale fare i conti.