
12″ – Wearhouse
In maniera similare rispetto alla nazionale cinese di tennistavolo, anche alla Wearhouse potrebbero mettere in campo cinque o sei formazioni differenti di “giocatori” e vincere lo stesso – a mano bassa – il “mondiale a squadre”. Sarà anche Chicago la patria putativa di certa fidget, tuttavia la quantità e la qualità delle produzioni, che sono adesso esibite senza mai un cedimento, ha raggiunto in ultimo, per la label anglosassone capeggiata da Lee Mortimer, una certa consistenza e continuità di risultati. Per il terzo volume della serie Fresh Attire, largo spazio – allora – ai nuovi venuti, immaginiamo cresciuti nel vivaio di casa, altrettanto in palla e pungenti, se paragonati anche ai grossi nomi che finora sono stati maggiormente sotto i riflettori. Veniamo ai connotati allora, anzi ai moniker, viste le più che esigue informazioni in nostro possesso su questa ultima sfornata. Su tutti ci ha colpito in particolare Snapshot, grazie ad un’incisione davvero party killer, “Like Dat”, giusto a 127 bpm, devastante nelle confluenze ritmiche e vocali, subissate da sciabolate energetiche, non avulse da citazionismi old skool house, branditi assecondando ad arte distorte e ultra-soniche frequenze. C’è poi Il Diablo, con due differenti tracce, “Bunk” e “This Is My House”, entrambe sulle 129 battute al minuto, stilizzatissime e splendidamente cadenzate (soprattutto la seconda, che può contare anche su inneggianti e visionari vocal). Si chiude con Cold Blank, ed anche la sua prestazione non delude, “Crush Groovin” è infatti altrettanto corposa e più serrata nelle sequenze saltellanti e glicciate. Siamo allo stato dell’arte di codesto genere stilistico – che altro dire – lontani duemila anni-luce dai concetti e dai modi tradizionali del’house music.