
Già i titoli di coda che durano più dei filmati mi hanno subito indispettito. Il codazzo poi, di assistenti, truccatori, scenografi, direttori della fotografia e personale vario di scena, è di quelli che con le spese giornaliere d’una ripresa ci si mantiene per un mese intero tutto uno zoo di provincia. Isabella Rossellini – è normale – non è una che improvvisa, ma per dare continuità di certe arie un po’ arty, poteva anche risparmiarsi un tale insulso ambaradan. Forse l’idea di fondo in “Green Porno” sarebbe anche divertente e istruttiva da realizzare in un asilo nido di quartiere: filmare documentari a sfondo scientifico sull’accoppiamento e la riproduzione di animali marini, utilizzando come protagonisti degli esseri umani. Un poco come se gli omini della pubblicità del WC Net, si riciclassero in folle di spermatozoi o in mute di tenie arrapate, illustrandovi così la multiforme varietà dell’ecosistema fornificante planetario. L’insieme – a mio avviso – non è affatto semplice e fanciullesco, con Isabella che parla di fronte alla telecamera, inguainata in tutine finemente inchiappettate. Costosi e complicatissimi abiti di scena che simulano carnascialiamente le entità animali interessate, intente – è proprio il caso di dirlo – nei loro affari più intimi. Sono otto nel complesso gli episodi “ecoerotici” incentrati sul sesso tra gli abitanti delle acque: gamberi, calamari, acciughe e ciambotti, studiati nelle loro più recondite performance sessuali. “Sono sempre stata affascinata dagli infiniti, strani e scandalosi modi in cui insetti e animali marini copulano” dice l’ex musa inquietante di “Blue Velvet”, peccato che questo sia però un sesso fantasticato e di “cartone”, un po’ come la faccia imbolsita della stessa star, testimonial davvero involontaria – stavolta – del più autentico stupidismo ecologista di marca hollywoodiana.