
Blu, street-artist italiano di riconosciuta fama internazionale, ha realizzato nelle settimane appena trascorse un’impressiva opera a Campobasso, negli ampi spazi metropolitani del Terminal Bus locale. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con il “Draw The Line Street Festival”, evento volto al recupero di spazi urbani degradati, manifestazione nel complesso promossa dall’ANCI, dal Ministero della Gioventù e dal Comune di Campobasso. Le attività comprese nel festival, suddiviso a sua volta in vari workshop – “tecnici” e “culturali” – sono state volutamente improntate all’educazione d’un writing consapevole. Terminati i laboratori il festival è entrato adesso nella seconda fase: quella che prevede la realizzazione di diversi murales da parte di artisti nazionali ed esteri, invitati appositamente per l’occasione. La presentazione di questa seconda fase è stata appunto “lanciata” dal maestoso “painting” di Blu, focalizzato in un murales di taglio anti-militarista. Ambientazione che trova una collocazione precisa in quello spazio cittadino, non-luogo, incrocio di transiti “provinciali”, carico tuttavia d’una tensione espressiva certo di non poco conto. L’affascinante opera di Blu ha suscitato svariate polemiche, per lo più nell’amministrazione comunale molisana, schierata per la rimozione dell’opera. Sono tanti i sostenitori invece, soprattutto sul web, che stanno prendendo le difese del lavoro dell’artista. “Ci sono murales e murales” obbiettano giustamente i fan della street art, “qualsiasi città sarebbe fiera di vantare un intervento di simile portata”. Quell’opera non va toccata: la realtà ci dice che se i nostri “governanti” volessero davvero occuparsi delle periferie e di riqualificazione urbana dovrebbero farlo riponendo le loro attenzioni altrove, senza cimentarsi in quello che non gli compete, ovvero giudicare il valore d’un opera d’arte con gli strumenti miserrimi dell’angusta politica.