Alec Empire – Eat Your Heart Out

Alec Empire

Non conoscevo Eat Your Heart Out, un blog scritto da Alec Empire e dai suoi amici – berlinesi e non – postazione online tendenziosamente focalizzata sui temi della cultura digitale e dell’attivismo, con post spesso concernenti il djing, vivivdi d’intrecci tecnologici e ricchi d’aggiornamenti, informazioni e discussioni suddivise equamente fra post “musicali” e “politici”. Proprio dall’archivio di Eat Your Heart Out abbiamo selezionato un articolo che ci è piaciuto particolarmente e lo abbiamo tradotto per voi. È Alec Empire in persona che parla dopo le rivolte inglesi di questa calda estate.

London Riots August 2011 by Alec Empire.

Circa 15 ore fa o giù di lì stavo ascoltando la voce di Obama su internet…una web-radio……….

Stavo facendo qualcos’altro…niente di particolarmente importante…ero ritornato dal Giappone da pochi giorni e in tutto questo tempo il jet lag tempo mi aveva colpito piuttosto duramente, avendo suonato e speso un sacco d’energie dall’altra parte del mondo…

A volte – in passato – l’effetto del jet lag è stato di poco conto…questa volta invece era come quella scena in Fight Club nella quale Edward Norton depone sul divano il suo telecomando, facendo velocemente zapping attraverso i canali TV, sofferente d’insonnia. L’unica differenza è che io mi sono sbarazzato del mio telecomando quasi 10 anni fa. Ho allora come visualizzato tre libri totalmente diversi davanti a me. Non riuscivo però a focalizzarli completamente.

Quando Obama è apparso ho sentivo improvvisamente una botta di adrenalina e mi sono svegliato. Stava parlando su come Standard & Poors hanno dubitato della capacità del nostro sistema politico di agire. Gli Stati Uniti erano stati declassato a un livello AA. Complessivamente il debito era aumentato e i problemi sembravano ancora lontani dall’essere risolti. Non è stata però l’informazione in se che mi ha colpito: è stato il tono della sua voce.

Quando Obama è stato eletto, egli ha convinto un’intera generazione solamente parlando in maniera davvero ben concertata. Democrazia e capitalismo funzioneranno per tutti, diceva. “POSSIAMO cambiare e migliorare le cose”. Pur provenendo da differenti versanti politici ed essendo consapevole del potere del sistema e dei suoi giochi, avevo sentito un’onestà nella voce di quest’uomo che è cosa piuttosto rara tra i politici. Improvvisamente – adesso – quella che sembrava cambiata era proprio la sua voce. Era la voce di un uomo che aveva fallito malamente e – nonostante questo – per deferenza al suo pubblico stava eseguendo un preciso compito: interpretava il ruolo di essere presidente.

Viviamo in una società che non ha più posto per l’ottimismo. Nessuno vuole correre il rischio e prevedere un futuro, soprattutto perché ognuno si sente impotente.

Tutto ciò è stagnante. I poteri forti sono visti come follia. È una costante battaglia tra ‘la saggezza della folla’ e l”l’isteria della folla’.

Sveglio, guardando fuori dalla finestra ho avuto un deja-vu che mi ha riportato alla Berlino di diversi anni fa, nel luogo dove gli Atari Teenage Riot avevano suonato alla dimostrazione per la pace del 1° maggio 1999. Migliaia di persone avevano protestato contro il primo coinvolgimento attivo della Germania in una guerra. Dopo la seconda guerra mondiale non era più successo nulla di simile. Mi sono ricordato di quando ero al microfono e durante una canzone la polizia attaccava la folla pacifica.

Naturalmente la situazione ebbe un escalation terribile: è tutto sulla pellicola. Anche se le immagini sono diventate iconiche, danno ancora i brividi agli spettatori, pure se nella mia personale opinione raccontano anche la storia di un fallimento.