
Dal Settembre del 1976 all’estate del 1979, Synapse, pubblicazione bimestrale, ha deliziato con le sue uscite un pubblico ristretto ma assai specializzato, dedicando alla nascente cultura elettronica decine d’interviste, coinvolgendo nomi quali Brian Eno, Tom Oberheim, Karlheinz Stockhausen, i Kraftwerk, Todd Rundgren, Herbie Hancock e (last but not least) Bob Moog. Recensendo inoltre la gran parte dei nuovi sintetizzatori usciti in quegli anni, macchine come l’Arp Omni, l’SC Prophet, la Yamaha CS-80 e il Korg VC-10 Vocoder, oltre a dar spazio alle uscite discografiche, il magazine rapidamente s’impose come uno dei punti di riferimento maggiormente accreditati e colti delle scene musicali in pasta con inediti suoni e tecnologie. Certo per molti sarà difficile da immaginare una simile esplorazione elettronica già alla fine degli anni ‘ 70: qui si paventa la prima cibernetica-freaky, viene preannunciato il connubio musica-cervello ed è possibile trovare articoli come “Playing Music With Calculators“. Non solo: oltre alle trattazioni di taglio teorico non mancano investigazioni più tecniche o l’invito al “Do It Yourself” in fatto di sintetizzatori ed elettronica musicale. Sfogliando le pagine di Synapse scopriamo che già nel 1977 a New York esisteva un “Public Access Synthesizer Studio”, uno spazio no-profit dove affittare attrezzatura elettronica assai innovativa, scambiare idee e tecniche, dando vita a progetti collettivi e nuove esperienze sonore. “Fast, powerful, electronic and funky” questa era l’idea di come dovesse essere la musica del futuro per Synapse: profezia autoavverante in tutte le sue differenti declinazioni.