Wrapping Trees – Rural Art

Wrapping Trees

Qualcuno ricorderà i “Wrapped Trees” realizzati da Christo, uno dei più acclamati agit-prop della scena land art, mentre ad altri – in tema di alberi e tessuti – verranno in mente le coloratissime e solo apparentemente dimesse applicazioni naif delle Guerrilla Knitta, le attiviste disperate dell’uncinetto che ricoprono con i loro orditi non solo elementi e arredi urbani ma anche parchi, giardini e zone limitrofe ai centri cittadini. Solo pochi conoscono invece il lavoro d’un artista come Yvonne Dalton, avvezza nell’avvolgere gli alberi con panni e tele che poi in maniera molto spontanea vengono tinti dalle “trasudazioni” vegetali e dalle precipitazioni di stagione. Pure nella cosiddetta “street art”, fenomeno una volta dagli accenti solo metropolitani, sempre più adesso affiorano testimonianze molto vivide d’una nuova ruralità e di un rinnovato interesse per gli ambienti naturali. Tutto un versante dell’esistenza, dalle implicazioni sociali ed estetiche prima alquanto ininfluenti per il mondo dell’arte, sembra adesso ispirare anche ambiti decisamente più tendenziosi, spingendo creatività, immaginari contemporanei e tecnologia a confrontarsi con dimensioni di vita meno urbane. È il caso questo di festival come Il FAME a Grottaglie, Interferenze in Irpinia, Paivascapes in Portogallo, tutti molto specifici a partire dai loro ambiti preferenziali nell’articolare confluenze artistiche, suoni e ruralità, intrecci che non sono avulsi da una precisa contestualizzazione anche antropologica e ambientale. Un’inedita astratta arte che si confronta con il mondo rurale può essere definita anche quella che nella metafora archetipica degli alberi e del paesaggio articola Zander Olsen, sperimentatore millimetrico nel detournare vedute in zone non antropizzate. I lavori, presentati in guisa di raffinati e formalissimi montaggi fotografici, costruiti in presa diretta (cioè frutto d’una particolare tecnica d’installazione e scatto, non effetto quindi di post-produzioni) sono stati realizzati nel Surrey, nell’Hampshire e nel Galles, conseguenza d’una iterazione “site specific”. il progetto prevede infatti che gli alberi vengano avvolti in alcune delle loro parti con tessuto bianco al fine di costruire una relazione visiva tra albero, il non-albero e la linea d’orizzonte, assecondando così il punto di vista della fotocamera. Ancora gli alberi sono oggetto di similari operazioni estetiche anche nel lavoro degli svedesi Joakim Kaminsky e Maria Poll , che al tessuto sostituiscono gli specchi concentrandosi sulla resa cromatica e sulle mutazioni orarie indotte dalle rifrazioni solari e notturne.