Non se ne parla molto in Italia dell’inevitabile declino delle radio FM, di come nell’ambito delle nuove scene musicali sia sempre meno fondamentale rispetto ad un tempo promuovere un’uscita utilizzando questo canale decisamente tradizionale e piuttosto “spremuto”. Gli addetti ai lavori naturalmente sanno bene quello che sta succedendo: nessuno si fila più le radio FM ma si guardano bene dal parlare di questo, perché – nel frattempo – molte di tali radio, sia a livello nazionale che locale, sono diventate anche un punto di riferimento per intrallazzi politici, cartelli e alleanze nella comunicazione e nella produzione di eventi, serate e spettacoli vari. Gli ascoltatori sono drasticamente diminuiti dall’avvento delle prime connessioni internetttiane ad oggi, ma tutti zitti-zitti continuano a vendere una “specificità” di competenze che più non hanno, la consonanza con un mercato (quello giovanile) oramai irrimediabilmente persa, sbaragliati dall’azione di blog, siti, podcast, internet radio, social network e web magazine. Quando le internet radio saranno entrate definitivamente in tutte le auto, il colpo assestato sarà mortale: non siamo molto lontani. Per adesso la mafia delle ex “radio-libere” continua ancora a strombazzare i suoi jingle pestilenziali, pur se anche quei refrain sono già piuttosto passé fra le nuove generazioni. Non manca che qualcuno dei programmisti FM tuoni adesso contro la mancanza di “professionalità” dei nuovi arrivati internettiani, scordandosi forse di quando erano loro i farlocchi, in buona compagnia di “giornalisti” e “registi” radiofonici. Già oggi le FM radio sono solo il guscio di se stesse, una forma vuota e autoreferenziale, assolutamente irrilevante nell’accompagnare il successo d’una uscita o d’un artista, di scarsissima utilità nel pubblicizzare efficacemente un concerto o una dancefloor.
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