L’artista coreano Ho Ryon Lee è artefice di raffinatissime elaborazioni grafiche tutte giocate sul tema dell’erotismo femminile. Sono immagini accavallate millimetricamente e che sono ottenute utilizzando una tecnica di doppia esposizione tipicamente d’origine fotografica. La cosa da sottolineare – però – è che le immagini sono invece dipinti ad olio, perlopiù di donne giovani e in pose discinte, immortalate in momenti intimi o in posture particolari. Non servono troppe descrizioni, se solo si da un’occhiata a queste opere l’equivoca bellezza “ballardiana” dei corpi e delle concatenazioni è subito evidente, complice d’ambientazioni minimali ma sempre viziose. Qualche critico fa notare che “la distanza tra il modello e l’artista simboleggia la distanza effettiva, e al tempo stesso, rappresenta anche la distanza psicologica”, saltando quindi “le interconnessioni tra l’oggetto e la sua situazione”. A noi sembra che la sessualità in questi lavori sia raggelata, impersonale, più vicina ad una astrazione formale che pregna di vita reale ma comunque intrigante e malsana (come a volte anche nel quotidiano accade).
