La Repubblica di Kazantip

Non siamo certi siano stati i postumi del comunismo “la causa di un blocco spazio-temporale” in Crimea, dove a Kazantip, in un villaggio ucraino che s’affaccia sul Mar Nero, i concetti ispiratori a far da sfondo ad un evento con migliaia di persone coinvolte – mega-raduno rave di più settimane – sembrano essere rimasti quelli del periodo d’oro edonista freak-balearico. Quelli “classici” – per intenderci – dello stile ibizenco primigenio, quando, fedeli all’idea della più libera espressione personale, al centro degli interessi di molti erano soprattutto le “sperimentazioni” estreme di sessualità e sostanze empatogene, in un connubio spesso inestricabile e fortissimo che comprendeva necessariamente il consumo di musica dance elettronica. Non si può classificare “l’esperienza” Kazantip – comunque – alla stregua del solito raduno illegale per ravers e nuovi nomadi, né si può liquidare il fenomeno semplicemente definendolo come il prodotto “originale” di certe attività illegali “russian style”, legate alla mafia e ad alcuni dei suoi affari prediletti: la prostituzione e lo spaccio di droghe essenzialmente. Quella di Kazantip viene presentata – e credibilmente – come una vera e propria Repubblica. Recita l’articolo uno della Costituzione: la Repubblica del Kazantip è uno stato mobile, che ha confini ma nessuna zona di stabilità, potendo a volte cambiare la sua posizione nello spazio. Naturalmente subito vengono in mente le teorizzazioni di Hakim Bey, le Temporary Autonomous Zone, l’anarchia ontologica e post-human, anche questa un reperto degli anni novanta. È proprio in quel periodo, all’incirca nel 1992, che parte l’avventura di questo singolare “evento-stato”, all’inizio una semplice competizione di windsurf che ha riunito 78 partecipanti e 600 devoti, dove a contorno della gara erano stati aggiunti dj-set e musica sulla spiaggia. Di anno in anno i partecipanti sono andati via-via aumentando e la manifestazione ha trovato nuovi spazi non lontano da una stazione nucleare abbandonata, mai completata dopo il disastro di Chernobyl e assolutamente spersa nella campagna, alla stregua d’una enorme scenografia hollywoodiana lasciata nel nulla. Era il 1997 quando fu lanciata “The Night At The Reactor” e per sette anni giovani d’ogni tipo, appassionati degli sport estremi, musicisti, DJ e giornalisti, arrivarono in quel luogo da ogni parte del mondo. Nel 2000 poi, il festival fu costretto a cambiare location: da allora, non è più stato un festival, ma una repubblica. La Repubblica arancione indipendente di Kazantip sarà da allora governata da un Presidente autoeletto e “farà suo” il villaggio di Popovka sul Mar Nero: ogni anno, per un intero mese accoglierà oltre 200.000 persone in una specie di party interminabile dove è necessario un visto di ingresso, perché si entra in una specie di stato, con le sue regole e la sua “polizia” (seppure molto liberale in tema di sessualità, alcool e decibel). Il Criminal Code della Repubblica di Kazantip c’istruisce a tale proposito: urinare in un luogo non autorizzato è considerato un reato e il cittadino che non è riuscito a correre al più vicino bagno pubblico gratuito sarà arrestato dal Servizio di Sicurezza, multato ed espulso, così come l’incitamento all’odio etnico e lo scatenarsi di sentimenti sciovinisti è considerato uno dei crimini più orrendi qui. Non è tutto, anche le molestie sessuali ed il comportamento volgare nei confronti dei cittadini – pur nell’assoluta mancanza di ogni rigore morale – è da considerare negativamente ed è oggetto di pesanti provvedimenti. Nonostante ciò – in un’atmosfera dove il nudismo è prevalente – i rapporti sessuali promiscui in luoghi pubblici sono assolutamente benvenuti. Un altra bizzarria istituzionale di questa stramba repubblica sono ad esempio i “matrimoni veloci” nella “torre verso il paradiso”, riconosciuti solo nel villaggio ma con effetti “sempiterni” fra gli accondiscendenti. La Repubblica di Kazantip è una ben stramba società utopica – insomma – focalizzata sulla realizzazione dell’impossibile e dove la libertà dai luoghi comuni sociali, politici e storici, sembrerebbe assicurata solo dalla “raffinatezza” della cittadinanza, il cui libertarismo permetterebbe – almeno qui – una democrazia virtuosa (e virtuale). Pare non circoli nessun tipo di droga a Kazantip (anche se risulta piuttosto improbabile analizzando i filmati delle dancehall), nessuno ne sa niente o piuttosto ha interesse a parlarne, “la gente vuole solo ubriacarsi” dicono “e il sesso diventa la cosa più naturale al mondo”. Ha ragione Nikita, il presidente-dittatore di questa TAZ della Crimea, “qui la gente, confrontata con quella di altri paesi sembra più felice”, “tra le più felici al mondo, in un certo senso”. Da un punto di vista musicale, oltre ai migliori dj russi – gente assolutamente capace tecnicamente e d’altissimo livello – si sono esibiti a Kazantip anche artisti di grosso richiamo internazionale: nomi come Paul van Dyk, Carl Cox, Sven Vath, gli Hybrid, Marco Carola, Oliver Huntemann, Armin Van Buuren, Josh Wink e Leeroy Thornhill, solo per fare qualche esempio. Qualsiasi artista è ben fiero di prendere parte all’evento: il festival è il più noto ed estremo – infatti – della zona post-sovietica e nell’area chiusa di oltre 60.000 metri quadrati, direttamente su una spiaggia meravigliosa, si trovano più di dieci grandi club open air, molto originali e speciali, svariati bar, lounge e ristoranti. In tutta l’area l’unico scopo è quello di ballare, accoppiarsi e fare festa: parliamo di oltre un milione di visitatori negli ultimi dieci anni. Il brand di un tale dionisiaco appuntamento è divenuto nel tempo così forte che qualcuno ha pensato bene di copiarne pedissequamente gli elementi-base: quest’anno infatti sotto lo stesso marchio di Kazantip è previsto un’altro rave in Portogallo. Non sarà naturalmente la stessa cosa e nemmeno – come qualcuno potrebbe pensare – sono stati venduti i “titoli” per un edizione “parallela”. Semplicemente qualche altro “imprenditore”, compagnia o cartello criminale, ha pensato bene ad altre latitudini di “clonare” nome ed idee-guida, infischiandosene beatamente delle possibili ripercussioni (legali e non). Il Kazantip vero – che si e’ sempre organizzato in Crimea – compie nel 2012 venti anni di attività, adesso si e’ arricchito di nuove piste ed infrastrutture ma non si è mai pensato d’organizzarlo in un altro luogo, dicono i responsabili originari. Molti paragonano Kazantip al Burning Man, festival che si tiene nel Black Rock Desert del Nevada, negli Stati Uniti: sarà l’atmosfera post-apocalittica oppure la quantità di gente variopinta e quel senso di “autosufficienza” che entrambi gli eventi emanano ad accomunarli nell’immaginario dei globetrotter elettronici. Eppure Kazantip non ha rivali in quanto ad energia positiva e ritmi frenetici. Dice ancora Nikita Marshunok, presidente di Kazantip: “Kazantip è diverso da cosa ti immagini, è più vicino a ciò che milioni di persone nel mondo sognano, un paese perfetto, il tentativo di produrre una società superiore alla nostra”. Insomma, pur rimanendo all’interno della tradizione rave, qui la commistione d’estrema illegalità ed elaborazioni post-ideologiche configura esiti decisamente originali, che a qualcuno piaceranno e ad altri meno, ma comunque sono decisamente distintivi e ultra-contemporanei. “È difficile descrivere la bellezza dei cittadini di Kazantip” dice ancora Nikita “perché sono tutti diversi”. Questo comporta tuttavia una traiettoria differente rispetto a quelli che sono i modelli ispiratori della controcultura “tradizionale”: chiunque entra a far parte di un gruppo culturale autodefinito – infatti – dovrebbe per definizione essere motivato da una qualche comunanza. Qui oltre al visto e alla valigia gialla che si riceve alla “frontiera” dagli addetti alla “immigrazione”, oltre ad una significativa predisposizione al puro piacere ed allo stordimento dei sensi, poco sembra essere davvero in comune fra i partecipanti: solo le potenti frequenze elettroniche riescono a rendere coeso il gruppo. Molti e differenti – ciononostante – sono gli stili musicali che qui hanno spazio: non potrebbe essere altrimenti in un raduno così variopinto e difforme nelle sue neo-tribù. Sono molte le influenze che rendono simile la fruizione elettronica e al tempo stesso la diversificano, che si fondono negli stili di vita, nelle performance, nella moltitudine delle proposte e nei differenti spazi agiti.

 

Z-games Kazantip 2012