In Femen We Trust – Pussy Riot

In Femen We Trust

Si può ancora scrivere qualcosa d’originale o pruriginoso su Femen, il movimento di protesta ucraino formato perlopiù da studentesse universitarie tra i 18 e i 20 anni? Noi ci proviamo, anche se per gli europei di calcio in corso di svolgimento pare faccia più scalpore – almeno in Italia – la presunta omosessualità di due giocatori della nostra nazionale. Piuttosto che di mezzepunte e metrosexual preferiamo oggi occuparci di femminismo. “Il femminismo è l’ideologia che serve a tutte le donne di questo mondo” dice Alexandra Schevchenko, una delle più note attiviste del collettivo, “significa anche combattere con armi folli”. Che poi le “armi folli” siano qualche paia di tette sballonzolanti, beh – diciamo la verità – mette solo il buonumore, seppure in quella parte del pianeta non siano le sole ad attivarsi sui temi della presa di coscienza femminile e della performing-art. A Mosca troviamo infatti anche le Pussy Riot a marcare la scena, altrettanto intriganti seppur cattive, nascoste dalle loro colorate maschere da luchadores fatte ad uncinetto. Riferendosi al punk, non a caso quest’ultime sentenziano: “quello che abbiamo in comune è la sfacciataggine, testi politicamente carichi, l’importanza del discorso femminista e un immagine femminile non standardizzata”. Si oscilla fra il “no future” insomma e il voler addirittura diventare partito. Eppure la storia dell’Italia lo insegna: non si possono solo far vedere le tette per entrare in politica, ci vogliono ben altre “qualità”. Minetti docet.