Siamo alle solite, che noia. Dopo che la Pioneer ha presentato il suo nuovo CDJ-2000nexus, ecco in Italia ma anche altrove – ci sono mamme che sfornano fessi ad ogni angolo del pianeta – far capolino le immancabili critiche sulla “peggior sciagura del millennio”: il pulsante beat-sync. In giro per Facebook, su svariati blog e piccoli siti, è sempre la stessa tiritera ed il coro è pressoché unanime. Il sync button per questi “puristi” dei miei zebedei è come l’acqua santa per il diavolo, poco conta che non sia obbligatorio usarlo: c’è gente che si sente “svantaggiata” dal fatto che altri possano farlo. Mettere in battuta sembra essere la sola cosa che conti per un dj, la più importante, anche quando come oggi è lampante che al pubblico generico la tecnica importa ben poco (mancando delle più elementari cognizioni di base per distinguere un mixaggio professionale da uno scrauso). Delle volte ci s’imbatte in commenti anche divertenti, “auto-tune is to singers as sync-button is to a dj”, comunque scemi nel paragone, così come altre dichiarazioni possono sembrare irriverenti ma non lo sono veramente. “Il pulsante di sincronizzazione” dicono “è esattamente quello che i wannabe-dj come Paris Hilton stanno cercando da anni”: non è vero…magari bastasse…perché la Hilton riesce a fare casini anche con l’assistente professional che gli mixa spuntando da sotto al tavolo. La nostra posizione è nota, per chi non ci segue costantemente però ricicliamo adesso frammenti di vecchi post, facendo un copia-incolla spudorato. “Essere un buon dj non significa soltanto mettere a tempo, così come un buon accordatore non è detto che poi sia anche un valido musicista. Se un algoritmo può fare del lavoro per noi, questo ci permette poi di concentrarci su una migliore selezione della musica e su altri differenti elementi della performance (ad esempio effetti, incastri, loop e remixing). Oggi è possibile dare spazio ad aspetti ancora più profondamente artistici e performativi”, oppure “si assiste oggi a gente che in consolle si bea d’usare ancora il vinile ma non sa nemmeno teoricamente che cosa sia un passaggio eseguito a regola d’arte, così come del resto anche molti laptop-dj sono poco coinvolti dalle possibilità di mixing in chiave tonale e da un utilizzo più complesso di loop ed effetti”. Quello che conta è realizzare l’obiettivo finale, far godere la gente, non “dimostrare che si è tecnicamente capaci”, cosa che pur è meritevole ma che non può avere oggi la stessa operatività “cristallizzata”, ferma agli anni settanta, quando per la prima volta sono comparsi turntable affidabili e mixer dotati di crossfader ed equalizzazione. Oggi ognuno può adottare una soluzione differente. Imprigionare se stesso dentro un metodo che si presuppone essere “lo standard” vuol dire avere già perso. Realisticamente – sia su i cdj che sui controller per laptop – il pulsante beat-sync è destinato a rimanere. Non c’è nulla di cui aver vergogna nell’usarlo, al contrario c’è da vergognarsi quando si passano schifezze o si confezionano dj-set con le ultime 20 hit generazionali del proprio stile di riferimento: questo a mio modesto parere è veramente pessimo per chi pretende d’essere un dj.
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