Per decadi le armi preferite dai dj sono stati due giradischi e un mixer. Oggi, è più probabile avere un intero set su un telefono cellulare, pronto per essere suonato in modalità wireless utilizzando un controller e un mixing software e ci sono tanti modi differenti per avvicinarsi al digital djing. Per i beat-junkies di nuovo corso la soluzione è tornare alle basi, così sentenzia Dave Clarke, “‘il barone della techno”, uno dei primi a presentare serate utilizzando liste interminabili di file da un laptop. Clarke ancora mixa le tracce manualmente, rifuggendo il controller che può sincronizzare automaticamente i brani. “Il punto di un dj-set è che sta accadendo lì e adesso”. Senza possibilità di fallire – per lui – non ci sarebbe nessun rischio e questo toglierebbe interesse alla cosa. Altri sostengono che impiegando kit per gestire l’abilità tecnica di beat matching, il dj può essere più creativo (e noi siamo fra questi). Sono i risultati che contano. È futile contrapporre controllerismo e turntablismo: è solo una polemica inutile. “Nessun dj dovrebbe essere spinto o strangolato da ciò che utilizza” dice Clarke, che ammette “che per chi potrebbe non essere mai stato in un negozio di dischi è un anacronismo sentirsi vincolato dall’obbligo di mixaggio in maniera tradizionale, con un mixer audio due canali”. Egli ammette che alcuni discepoli del controllerism sono sorprendenti dal vivo anche se pensa che la maggior parte sono noiosi da guardare. “Se avete infinite possibilità musicali di scelta – quindi – perché tante di queste persone hanno le stesse liste di file ad ogni dj-set?” chiede Clarke. Il barone sostiene che troppi dj sono sedotti da ciò che la tecnologia può fare e indulgono pigramente nella costruzione di strati di suoni minimalisti. “Io sono a proprio agio lavorando con novantasei canali audio in studio, ma l’arte del dj è quella di scegliere musica interessante da suonare”. Selezionare le tracce forti alle quali una folla reagirà e che il dj può imporre facendo “lavorare il mixer”, egli dice, piuttosto che una vetrina per le proprie capacità di produzione. Ognuno ha un’idea differente di quella che dovrebbe essere l’arte del dj e questo sicuramente influenza la nostra idea di rapportarsi agli strumenti tecnici e alla performance.
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