Vinyl is Not Dead – The Fetishization Of The Offline

Sembrerà strano ma le vendite di vinili sono letteralmente esplose negli ultimi sei anni, crescendo del 44% nel 2010, nel 2011 del 39% e il 19% nel 2012. Va considerato – tuttavia – che le vendite di musica nel complesso si sono ridotte di oltre il 60% dai tempi dei loro picchi migliori. Nonostante questa apparentemente buona performance – che dimostra che il digitale sia ininfluente rispetto alla vendita di vinile – a dimostrazione di quanto concretamente le uscite su supporti tradizionali possano ancora avere valenze significative per alcune fasce di pubblico e di nicchia, oltre che per i dj naturalmente, molti fra gli addetti ai lavori sostengono che questo, nel grande schema di fare musica oggigiorno, non sia in definitiva un gran bene per la musica (sento già il brusio dei vinyl addict che si leva poderoso). Fanno notare gli “addetti ai lavori senza cuore” che nonostante le percentuali sopracitate, la vendita del vinile non superi il 2% del totale, per essere precisi diciamo che è appena sopra l’ 1%. e che questo sia davvero poca cosa. Insomma non serve letteralmente “raccontare” che il suono del vinile sia meglio di quello di un buon mp3 a 320 kbs (postulato assolutamente non vero, smentito da centinaia di studi ed ascolti in doppio cieco), non serve agitare l’amore per la competenza dei vecchi negozianti di dischi (anche questa una favoletta che non sempre ha riscontri reali), non serve tuonare verso il file sharing. Poi si scopre che le band che hanno operato una qualsiasi forma di merchandising fanno all’incirca il 16 % del loro intero fatturato, la fetta più grande della torta che viene subito dopo i guadagni per le esibizioni dal vivo: una parte più grande di quella ottenuta sommando ricavi discografici e royalties. La maggior parte delle band autoprodotte semplicemente non vendono più di 500 copie su qualsiasi formato, figuriamoci su vinile, inoltre sappiamo con certezza che dei 75.000 CD usciti nel 2010, ben 60.000 hanno venduto una media di appena 13 copie ciascuno. Gli appena citati cd – per fare un esempio – stanno morendo ma ancora costituiscono oltre il 40% del mercato della musica pagata, superano nelle vendite il vinile di circa il 3.000 % ma nessuno sorge in sua difesa per il bene della musica. Solo per equiparare le perdite d’incassi del 13 % per i cd, dovremmo avere un aumento delle vendite di vinile del 350 %, cosa davvero improbabile. Eppure per “il bene della musica” nessuno piange quel formato. Come abbiamo sottolineato altre volte, la “resistenza” del vinile ha – secondo noi – maggiormente a che fare con la feticizzazione dell’offline, oltre naturalmente all’utilizzo che ancora in chiave di djing per alcuni ha un senso. Ma anche su questo siamo disposti a fior di discussioni per argomentare il contrario.

Why do people collect Vinyl

Re-Vinylized

 Video Explains Why Difference Between Analog, Digital Isn’t What Most People Think