Accade al Newport Rock Festival che un’icona sixty come Bob Dylan proponga un set elettronico composto da droni atonali, ritmiche, tecnoidi e sequenze glitch, armato – come da repertorio – di cuffie, alcuni giradischi e un computer portatile. Il pubblico pare non abbia gradito affatto – e ci sembra anche normale che a delle vecchie cariatidi la cosa possa non essere sembrata una buona trovata – ma Dylan, forte del suo aplomb autorale, ha dichiarato che non aveva nulla da ribadire circa i beat che lui stesso ha programmato: se non, per l’appunto, che erano proprio farina del suo sacco. Chiaramente alla fine è tutta un’indignazione montata ad arte, atta a far da eco al Newport Rock Festival: Bob Dylan è ampiamente considerato come la voce di una generazione e non gli si vorrebbe permettere di scantonare più di tanto dal consueto: “Blowin’ in the Wind” a vita insomma, se nasci tondo non puoi morire quadrato.
Mr. Tambourine Man (Live at the Newport Folk Festival. 1964)