Il Green Graffiti, che è ben conosciuto anche sotto la denominazione di Reverse Graffiti o Clean Tagging, è una tecnica pittorica street art che consiste nel rimuovere lo sporco sulla superficie creando immagini e messaggi temporanei su pareti verticali o marciapiedi. Una simile operatività è stata in passato – e da noi già segnalata – utilizzata dal belga Stefaan De Croock, il cui lavoro in particolare era orientato alle superfici a parete ricoperte di muschio (vedi Pressure Washed). Evidentemente – al pari di altre arti urbane – le maniere presto si ibridano, dando vita a nuove manifestazioni stilistiche, tanto che in questo caso l’interesse sollevato ha coinvolto anche alcune pubbliche amministrazioni oltre a certi ambienti del marketing che hanno iniziato ad utilizzare la tecnica in chiave pubblicitaria. Uno dei primi a teorizzare la tecnica è stato l’artista inglese Paul Moose Curtis con il suo Reverse Graffiti Project ma anche il writer brasiliano Alexandre Orion e lo stesso Banksy si sono confrontati con questo metodo, così come hanno fatto presto capolino alcune agenzie di guerrilla marketing leste ad implementare proprie soluzioni in chiave di pubblicità di strada, ambient marketing ed eco-friendly advertising. Insomma, la street art cavalca anche i temi dell’eco sostenibilità, seppure l’ethos nel complesso ci sembra spesso controverso (almeno), intriso d’un ecologismo codino utilizzato essenzialmente a scopi commerciali.
The Reverse Graffiti Project
Reverse Graffiti : Ossario : street art by Alexandre Orion