L’urbex – abbreviazione di urban explorer – altro non è che il soggetto espletante l’investigare forme di ruin porn, esplorazione di rovine abbandonate nelle metropoli e nei sobborghi, una sorta di speleologia di luoghi che comunque sono stati abitati in passato, anche se poi nello spesso rischioso passatempo sono anche compresi i sistemi di drenaggio urbano, i tunnel di transito, le metropolitane, i supermercati ed altre forme di architettura “moderna”. L’idea – come suggerisce il professor Bradley L. Garrett in Explore Everything. Placehacking The City – è quella che “lo spazio urbano sia codificato nello stesso modo di un sistema operativo e quindi può essere craccato, cioè invaso, esplorato e riprogrammato”. Sotto la definizione “Urbex” – insomma – si ritrova un vero e proprio movimento che si estende e diventa sempre più internazionale, annettendo agli esploratori psicogeografici anche fotografi specializzati che nell’urban decay trovano nuovi stimoli e scappatoie da immaginari sempre più omologati e patinati.
Niki Feijen – Disciple of Decay