Era il dicembre del 2008 ed era già disponibile sulle migliori bancarelle dei “vu cumprà” di molte città italiane il falso DVD di Gomorra, film tratto dal libro best seller di Roberto Saviano (ricordate quando per strada si vendevano DVD, CD, film, album e perfino programmi per computer?… sembra di parlare di un’altra epoca ed invece è passato appena un lustro). Quei DVD sono adesso dei veri e propri reperti storici della contraffazione italiota – con tanto di bollino SIAE in bella vista, anche quello di dubbia provenienza – e non perché fomentino ancora la discussione sulla legittimità o meno delle pratiche piratesche, decisamente in disuso e permutate dagli stessi mercati più o meno legali come veicoli di promozione di altri contesti affaristici. La Camorra poteva permettersi di diffondere un film sui suoi crimini alla stregua di una qualsiasi altra produzione cinematografica o spettacolare, auto-assolvendosi da qualsiasi giudizio storico e morale, perché nel business l’unica cosa che conta oggi è far cassa, cogliere qualsiasi opportunità economica, alla stregua di quello che ci ha insegnato il liberismo rampante. Adesso – dopo il film di Garrone – è arrivata la serie televisiva e poco manca alla fine della prima stagione. La produzione voluta da Sky e realizzata con la partnership di Cattleya e Fandango, con la collaborazione di LA7 e Beta Film, ancora ci dispensa del Saviano-pensiero, icona della giustizia almeno controversa per alcuni mentre per altri lo scrittore è decisamente un eroe dei nostri tempi. Un lustro oramai basta non solo a rendere obsoleto un mercato ma anche per retrocedere da paladino integerrimo della legalità e della democrazia a “intellettuale di servizio” e/o a “giullare strapagato”, mostrando tutti i limiti d’un pseudo-intellettualismo vanesio e solitario, limiti che sono tutti anche nel music business dove i sapientoni e le star nazionali che fino a ieri sbraitavano sul diritto d’autore oggi sono più silenti, anche loro pronti a far cassa come possono e quindi sfruttare tutte le opportunità che gli sono offerte – qualsiasi esse siano – mettendo da parte o giocando a proprio uso, consumo e guadagno i memi della cultura, delle grandi idee e dell’impegno civile. Oggi il refrain della lotta alla contraffazione sembra spostarsi più verso la proprietà industriale e le idee – quali poi – mostrando quanto oramai il mercato musicale sia stato “abbandonato” per manifesta impossibilità a difenderlo: cosa che in molti prevedevano da anni ma che evidentemente dai più – soprattutto fra gli addetti ai lavori – era complicato accettare.
Gomorra – La Serie
Gomorroide