Bobby Owsinski è infaticabile, ha da appena qualche anno finito di spiegare cosa sia Music 3.0 che già torna sui suoi passi e con un ulteriore upgrade ci educe sul fatto che in breve tempo altre due nuove generazioni musicali si sono succedute. Ripercorriamo un attimo il suo schema teorico: Music 3.0 – dice Bobby – è stata la quinta generazione di business musicale, quella che ha visto per la prima volta gli artisti comunicare, interagire, commercializzare e vendere direttamente ai propri fan. In questa fase le label, le radio e le televisioni sono diventate alquanto irrilevanti (studiate capre italiane che ancora vi beate di vinile, programmi televisivi sulla musica e/o radio fm), già a questo livello di diffusione del digitale quasi sempre alcuni singoli sono stati acquistati molto più che gli interi album. Music 3.5 invece ha visto l’affermarsi di YouTube e delle altre piattaforme video online come le nuove radio e ha cominciato lentamente ad evolvere dal download allo streaming. È la volta quindi della fase attuale, Music 4.0, la generazione del music business nella quale siamo entrati da pochissimo, quella che vede lo streaming al centro di tutto, fenomeno che è rapidamente diventato la maniera preferita di scoprire nuova musica. Tutto ciò che si conosceva del business della musica è completamente cambiato: le vendite, la distribuzione e la commercializzazione sono state così tanto riconfigurate che anche un artista “periferico” può prosperare oggi senza l’aiuto di un’etichetta discografica (mentre – al tempo stesso – per altri può essere diventato veramente difficile mantenere lo status precedentemente conquistato). Music 4.0 si rivolge ai musicisti che hanno bisogno di commercializzare e distribuire il loro lavoro ma non sono a conoscenza delle possibilità che internet e le varie modalità offerte dal mondo digitale mettono a loro disposizione. Gran parte del materiale può essere applicato a qualsiasi tipo di ambito contemporaneo, dalla fotografia al video o alla letteratura, in tutte quelle aree – insomma – che sono coinvolte con l’intrattenimento creativo e la comunicazione. Non aspettatevi un libro di astratte teorizzazioni, come quelli nei quali sono specializzati certi intellettuali italiani, che spingono sull’enfasi delle nuove sfide ma poi non aggiungono nemmeno un elemento che sia da stimolo alla realizzazione d’alcunché. Bobby Owsinski in Music 4.0 vi spiega come sono strutturate le royalties dello streaming e perché spesso il guadagno è meno di quello da voi previsto, perché – al contrario dei piagnistei di molti – lo streaming musicale è considerato dagli addetti ai lavori come uno dei pochi punti fermi nel music business. Non è finita, in questa guida alla sopravvivenza del mercato musicale nell’era di Internet troverete le giuste informazioni su come guadagnare dei soldi con YouTube e come al tempo stesso beneficiare della mentalità opportunista della piattaforma, sarete invitati a porvi serie domande su chi sono i vostri fan e come raggiungerli nella maniera più up-to-date di commercializzazione oggi possibile. Dopo una veloce lettura sarete in grado di capire come si muovono i nuovi operatori del settore, come elaborare un vostro marchio e diffonderlo, come Facebook, Twitter e YouTube possono essere utilizzati come strumenti di marketing per la vostra musica. Il libro non solo offre uno sguardo all’evoluzione dell’industria musicale e a come si è arrivati a Music 4.0, fornisce anche tutte le informazioni necessarie che ogni musicista o qualsiasi figura coinvolta in questi processi produttivi oggi ha bisogno di conoscere e sfruttare al fine d’essere in sintonia con il nuovo corso del business.
Bobby Owsinski – What Is Music 3.0 ?
Bobby Owsinski – Music Business Authority