Riccardo Petitti, una delle colonne romane del djing “storico”, quello che ha sdoganato per tempo nuovi generi come la d’n’b e il dubstep (nel suo caso) – o come il breakbeat, nel caso di Andrea Lai, suo amico e fiancheggiatore nelle storiche serate dell’Agatha – è passato a miglior vita. Molti lo ricorderanno dietro i banconi di Vinyl Refresh, il suo negozio di dischi al Pigneto che scaturiva dall’esperienza di Urban Pressure e dello shop all’interno del Forte Prenestino. Proprio il Brancaleone – dove si sono tenute per molti anni le serate dell’Agatha – è stato uno dei primi centri sociali in Italia a sembrare nei giorni “santificati”, una volta a settimana, un club. Realtà che è stata tutt’altro che negativa, innestando una tradizione vitalissima e anglosassone sul ceppo non sempre idilliaco del politechese anni novanta e delle enclavi giovanili alternative nazionali. Per i pionieri nel bel paese non c’è sufficiente gloria – purtroppo – e siamo certi che pochi fra le nuove leve electro o technoheadz ricorderanno che l’Agatha nel 2004 e nel 2005 è stato votato fra i migliori 5 club al mondo dedicati ai suoni spezzati. Poco rimane di quella storia – purtroppo – ed è molto triste quando contemporaneamente il livello qualitativo delle proposte musicali e di un’attenzione al nuovo cala drasticamente anche nelle situazioni alternative che si attestano invece sul pierraggio delle nuove crew mutoidi o su proposte musicali decisamente più scrause e mainstream. È una giornata triste, concedeteci uno sfogo, da domani torniamo a sorridere e a raccontare barzellette.