Avrete capito seguendo Wicked Style nel corso degli anni che non andiamo pazzi in redazione per i genietti di stagione, che non amiamo l’eclettismo alla “ti faccio vedere io quanto sono talentuoso” e che non ci beviamo il primo sbrilluccichio underground, se pure al fondo della nostra attitudine un pizzico di fighetteria ancora permane. Nel caso di James Blake non deve meravigliare allora se facendo una breve ricerca sul blog non è stato trovato ancor nulla a suo nome, seppure non è che disprezziamo autori del genere, dallo “shining” alternativo ma musicalissimo (alcuni parlano abbastanza a ragione di cantautorato elettronico). L’avvento di una certa hipsteria poi ha fatto il resto, facendo decollare Blake nell’empireo delle nuove generazioni. Torniamo sulla terra: quello che dobbiamo recensire è solo un EP di quattro tracce e la prima, “Words That We Both Know”, la più bassa per pitch, 117 bpm, è solo poco più che una tiritera vocale, mentre “Building It Still” sembra una gymnopédia, solo più contemporanea, bassosa e sconvolta. Soul-step direbbe qualche altro, che in “200 Pressure” si fa più metropolitano e stradaiolo, ammendato da trasalimenti digitali e
pulsioni techno. Abbiamo tenuto per ultima “200 Press” – la title track – e si è in territori post-soul dalle contaminazioni hip hop, venate da tutto quello che nelle più recenti metamorfosi della cultura urbana può essere immaginato. Insomma, quello che dovrebbero sentire i b-boys italiani se – a nostro parere – non fossero musicalmente quei poveracci che sono.
James Blake – 200 Pressure
James Blake – Building It Still
James Blake – 200 Press