Proprio quando per molti – ma non per tutti – ogni possibilità di riscatto sembrava persa per i vecchi formati, il ritorno in pompa magna del vinile riesce ancora a far suonare le fanfare. Perché è si vero che nei primi mesi del 2014 i dati di vendita sono aumentati del 40% ma va notato al contempo che sono oscillazioni irrilevanti se riferite al consumo generale di musica, dove ad esempio anche la crescita di streaming e lp non riesce a bilanciare il calo di download e cd. Le nuove tecnologie forniscono comunque un accesso immediato ai suoni globali, indipendentemente da dove i consumatori si trovano: resta il fascino di quello che fu – tuttavia – quello che alcuni studiosi hanno definito come “la feticizzazione dell’offline”. Vinyl, pubblicazione cartacea che si deve a Dominik Bartmanski e Ian Woodward, esplora la persistenza di un’antica ma sempre raffinata tecnologia nell’ambito della produzione e del consumo di musica. L’orizzonte – e non poteva essere altrimenti – è il mondo del post-digitale, guardando al revival del formato e al suo stato di icona culturale. Il libro è edito da Bloomsbury Academic e può anche essere acquistato online al prezzo di 11.89 sterline: un bel regalo per i tanti collezionisti ed appassionati del vinile, che abbondano ancora ad ogni latitudine del pianeta. Non mancano naturalmente le interviste ai dj, ai musicisti, ai collezionisti, alle etichette e ai proprietari di negozi di dischi, anche se uno sguardo meno eurocentrico (in particolare le analisi sembrano partire da Berlino e lì terminare) male certo non avrebbe fatto.