La sua specialità è un uso accurato di più media, con ispirazioni che comprendono street art ed immaginari fanciulleschi, dove i bambini sono protagonisti di strambe narrazioni metropolitane e crew improbabili (con animali dalle sembianze ancora credibili ma spesso fantasticati per dimensioni e strane combinazioni non propriamente realistiche). Kevin Peterson ha studiato all’Austin College di Sherman, una cittadina di 35000 abitanti in Texas e adesso è di base ad Houston. “Il mio lavoro” dice l’artista “è sui vari viaggi che intraprendiamo nella nostra vita” e ancora “è sul crescere e vivere in un mondo che è rotto”, “questi dipinti sono sul trauma, la paura e la solitudine e la forza che ci vuole per sopravvivere e prosperare”. I temi sono quelli di un mondo idealmente incontaminato, fanciullesco e innocente, dove al contrario i contesti nei quali si è immersi sono quelli della miseria, della vulnerabilità e del difficile adattamento. Nel suo lavoro Peterson indaga l’isolamento, la solitudine e la nostalgia, mantenendo un sufficiente livello di speranza ottimistica, ponendosi a volte anche questioni di razza e di divisione della ricchezza, senza mai confini e restrizioni concettuali troppo rigide.