Risale al 2012 questa opera di Zbigniew Libera acquistata all’epoca dal Warsaw Museum per 71.800 dollari. L’idea di un campo di concentramento nazista in Lego, completo di forni crematori e caserme in mattoncini, così come dei pupazzetti che rappresentano detenuti e guardie, certo non passa inosservata come operazione di denuncia in tema di commercializzazione dell’olocausto: a detta della stessa istituzione “uno dei più importanti lavori artistici della Polonia contemporanea”. Libera ha più volte dichiarato che il suo lavoro è stato sponsorizzato da Lego Systems anche se l’azienda ha altrettanto insistito – e si capisce – sul fatto di non essere stata coinvolta nell’elaborazione specifica del progetto. Non è la prima volta che operazioni controverse siano realizzate con i celeberrimi mattoncini e che l’azienda sia coinvolta in discussioni senza fine. C’è stato il laboratorio Lego per la distillazione della metanfetamina in puro stile Breaking Bad, il mussulmano terrorista della Ramadhan Foundation, il caso della mitraglietta blandita da un bambino di sei anni in Massachusetts e tanti altri episodi, anche se questo è sicuramente il più eclatante, proprio nella congiunzione di politica, religione e genocidio (ultra-violenza), temi che evidentemente assieme a quelli delle sostanze illegali sono fra i più ricorrenti quando si tratta di scandalizzare i benpensanti.
Warsaw Museum buys Lego Nazi concentration camp
artwork by Polish artist Zbigniew Libera