Non basta la sciattoneria colpevole con la quale si mantiene in vita una piattaforma comunque leader nel suo specifico campo d’azione, adesso su Soundcloud pende anche la spada di Damocle d’un azione legale della Performing Rights Society for Music, un’organizzazione inglese analoga alla nostra SIAE e che solo in quella nazione vanta più di 111.000 associati. PRS For Music dice che promuove e protegge il valore del copyright e come conseguenza di ciò – spiegano in una email inviata ai loro membri – dopo attente valutazioni e dopo cinque anni di negoziati infruttuosi si trova in una situazione in cui non avendo alternative (?) ha avviato un procedimento legale contro il servizio di musica online SoundCloud. Naturalmente PRS for Music avendo come target prioritario la musica dance cerca con un’iniziativa simile un po’ di mirata pubblicità, convinta d’assestare – ma anche no – un buon colpo allo streaming gratuito, cercando comunque d’incoraggiare i musicisti elettronici a registrarsi fra le proprie file. La stessa PRS ha stigmatizzato quanto la mossa d’identificare e denunciare la libera disponibilità su Soundcloud di 4.500 opere musicali di suoi membri sia stata una “decisione difficile”, anche se in ultima analisi è tutta di SoundCloud la decisione se pagare una qualche licenza per l’uso continuativo di queste produzioni o smettere di usarle. La previsione di quanto accadrà non è difficile, Soundcloud non pagherà una beneamata cippa e al massimo fra le clausole di pubblicazione sulla sua piattaforma inserirà il non essere tutelati dalla PRS e/o non utilizzare materiali discografici protetti da questa associazione. Certo SoundCloud non è perfetto pure se rimane tuttavia una piattaforma di riferimento per blog quali il nostro che recensiscono musica e la vogliono fare ascoltare senza caricarla direttamente sui propri server. Soundcloud pur rimane una delle soluzioni migliori per far ascoltare i propri dj-set o caricare le uscite di piccole etichette senza troppe spese. Tutto questo si può fare naturalmente – e a volte anche in maniera più specifica – pure su altre piattaforme, sebbene loro siano stati i primi ad infilarsi nella crisi senza uscita di MySpace e in quello che genericamente si potrebbe definire come “post-Napster” (sembra siano già passati 100 anni da quell’epoca). È notizia freschissima che anche quelli di BASCA (The British Academy Of Songwriters, Composers And Authors) supporteranno adesso l’azione legale della Performing Rights Society for Music. Fanno un po’ sorridere le loro dichiarazioni: “riconosciamo che lo streaming è un fantastico strumento per ascoltare e godere la musica, ma l’intransigenza di SoundCloud nel rifiutare di essere autorizzati attraverso PRS For Music significa che il loro modello finanziariamente danneggia i nostri membri”. Chissà se riconoscono anche che molto spesso sono le stesse label e gli artisti a dar via le loro produzioni gratis sui siti di file-sharing.