Distopie sci-fi e critica radicale erano inoculate come un antidoto all’eccesso di razionalismo da Adolfo Natalini e Cristiano Toraldo di Francia, neolaureati che nel 1966 fondarono Superstudio, collettivo d’architettura radicale e design al quale si uniranno poi Roberto Magris, Gian Piero Frassinelli, Alessandro Magris e Alessandro Poli. Negli stessi anni – ma loro avevano iniziato nel 1961 – anche gli inglesi di Archigram (Peter Cook, Warren Chalk, Ron Herron, Mike Webb e David Greene) blandivano altrettanto estreme futuribili pulsioni e pur sposando i temi della tecnologia e di una nuova realtà, meno caratterizzavano il loro impegno in direzione d’un anti-consumismo spinto e di “un modello alternativo di vita sulla terra”. Il nuovo habitat proposto da Superstudio portava al limite – invece – tutte le suggestioni urbane delle ultime generazioni hippies e del nuovo nomadismo (bidonvilles, drop out city, camping, baracche, tendopoli o cupole geodesiche) e in particolare gli studi su una “supersurface” concludevano la loro articolata ricerca per immagini, nell’intento di sperimentare le “possibilità dell’architettura” di agire non solo come attività risolutiva ma anche come strumento di conoscenza. Il film e il progetto di microambiente “una stanza come campione di supersuperficie”, che furono realizzati per la mostra Italy: The New Domestic Landscape allestita nel 1972 al MoMa di New York, evocano profeticamente la possibilità di vivere in “un mondo senza prodotti e rifiuti, una zona in cui la mente sia energia, materia prima e anche prodotto finale, l’unico intangibile oggetto di consumo”.
Superstudio Supersurface – An Alternative Model for Life on the Earth
Clips from Superstudio: Ceremony Super Surface (from the Fundamental Acts Series)