Da dove incominciare questo post? Dalla Lucky Beard – italica e stilosa etichetta per barbudos – o dalla mancanza di contenuti nell’hip hop italiano? Dal reggae delle crew meridionali di soloni pseudopoliticizzati o dallo street-appeal dei rapper griffati milanesi? Niente di tutto questo. È un accento simil-barese con influssi napoletani a tenere la barra del delirio e la storia è di quelle che colpiscono immediatamente: un pusher che cambia mestiere e diventa un “professionale falegname”, disturbato dalle telefonate alle cinque di mattina quando lui – invece – proprio ha cambiato vita e adesso vende i comodini ad Hong Kong e non si fa più di bong. Zizzed (perché è lui) questa volta ha fatto centro, inconsapevolmente sottolineando – se qualcuno ancora non l’avesse capito – che l’hip hop italiano ha senso solo in quanto comedy, siparietto spiritoso che ricalca un american way più vicina all’Alberto Sordi d’antan che non alle gang di quartiere di spacciatori e rapper autentici. Questa raccontata in “Fatica Regolare” perlomeno è una storia che potrebbe essere veritiera e nel desolante panorama nazionale del genere – perdonatemi la franchezza – mi sembra già tanto.