“Ci troverete gli zombi della Pausini, di GgAllin e Gino Strada, Gasparri e tanti altri personaggi, vivi o morti viventi” promette Gianni Miraglia dal suo profilo Facebook. L’autore, ex pubblicitario cinquantenne, un’icona “rock” dell’underground social media, zeppo di tatuaggi e forte d’un fisico costruito alle sbarre di Parco Sempione – adesso anche perfomer off-off-theatre – è personaggio autentico, assolutamente non convenzionale, pure nella sofisticata gentilezza di certi suoi approcci, costruiti fra riflessioni dotte e popular, filosofie urbane, endorfine e sudore da fatica fisica. Il libro – che è dedicato alla memoria di Vincenzo Gattagrisi, detto Sisyphus, un altro irregolare visionario e sensibilissimo friend, conosciuto solo virtualmente – subito appassiona grazie a un flusso di scrittura assai immaginativo e frizzante, vacuo quanto basta ma reattivo nel “cambio di canale”, perché nessuno – infine – può pretendere davvero di pagare il conto per anime altrui. Insomma, c’è anche Raul Gardini, il Cantagiro e Syd Vicious, il primo zombie sponsorizzato dalla Adidas e Freak Antoni: nomi che in molti casi ai più giovani risulteranno sconosciuti, così come spesso risulteranno oscure le iterazioni metaforizzate (e metabolizzate) da simili personaggi. Eppure come non sobbalzare di fronte al capitolo Genova Per Noi, Zombie, dove Gianni abbastanza esplicitamente ci ricorda che “la famiglia ti insegue con le sue storie, sempre” e il ribellismo porta conseguentemente ad un’acredine difficile da risolvere negli anni. Dagli incroci di siffatte mitologie contemporanee sono distillate insofferenze, odii e rimpianti, inseguendo una propria allucinata versione del mondo: esattamente quello che gli scrittori hanno sempre fatto (e in questo non c’è nessuna differenza fra mondo reale e virtuale, verità e finzione). Le miserie umane sono definitivamente parabole struggenti e anche se il metronotte è solo per finta Bin Laden un altro omicidio sarà stato commesso. Dissimulo, quindi sono: la scrittura di Gianni è un frullatore senza tappo, possiamo sempre aggiungerci qualcosa – anche a sua insaputa – e i passaggi metamorfici stordiscono nell’accumulazione dei riferimenti e delle invenzioni. Dalila, Ian Curtis e Kurt Cobain sono i Tre Allegri Ragazzi Suicidati, Cecchetto è spesso in visibilio e i Dead Pertinis cambiano il nome in SanRemones. Avrà una(un) fine tutto questo? Evidentemente no, tutto è nella nostra testa e non potrebbe essere altrimenti. Gli zombie però sono già tra noi e aspettano solo di lanciare l’attacco finale.
Gianni Miraglia – Il narcisismo 2 – Da I monologhi della fatica