La pratica del subvertising è da tempo codificata nel campo degli studi di new media art – e non solo – sottolineando perlopiù gli aspetti di “vandalizzazione creativa” e di “sabotaggio culturale”. Hogre rispetto ad altri attivisti esaspera questi assunti teorici prendendo di mira con particolare insistenza una sola città alla volta, enfatizzando l’impatto nonostante la breve durata dell’esposizione – com’è conseguente per queste forme d’arte molto coinvolgenti ma poco permanenti – forte della consapevolezza che la pubblicità è la “forma più diretta della propaganda” nella nostra “dittatura-soft”. Sono manifesti detournati, sottovetro, oppure progetti sotto il plexiglass alle fermate degli autobus e “joint enterprise” a spiccare attraverso l’utilizzo di sofisticate illustrazioni, disegni e testi. Il libro (che è anche disponibile gratuitamente su Issuu) testimonia di questa progettualità con inusitato vigore e lucida cognizione, partendo dall’idea che la comunicazione negli pubblici spazi non è mai neutrale e che la città è un terreno di scontro nel quale bisogna colpire forte e bene.