Con il suo quarto album “The Soft Bit”, la sound artist e compositrice Jana Irmert esplora la materialità dei suoni usando field recording manipolate, campioni vocali e suoni di sintetizzatori, ritagliando paesaggi sonori elettronici come se stesse usando un sonar nella più profonda oscurità. Le composizioni per questo album sono state modellate nel corso di un anno, all’inizio senza un concetto o una trama come punto di partenza, dice la stessa musicista, anche se a risaltare è proprio l’aspetto sensoriale dei suoni, che non sono costruiti per il dancefloor ma riportano a un’essenza che si può dire anche techno. Insomma, roba da smanettare in intro sofisticate o in momenti particolarmente sospesi. Dateci un ascolto.