Sulla label della stessa Miss Kittin, la Nobody’s Bizzness, torna l’ineffabile e seminale collaborazione con The Hacker, dopo più di un decennio dalla loro ultima uscita ed è subito centro pieno con questo Third Album, una prova stratosferica, che sembra letteralmente fermare il tempo, come paventato anche dalle poetiche liriche di “Ostbahnhof”, forse la traccia più rappresentativa, nonché primo singolo estratto dall’album. Sono otto nel complesso le original version presentate, senza nessun cedimento, facendo al meglio quello che sanno fare ma con sottili digressioni stilistiche per influenze e dirette citazioni ostentate. Si parte con “19”, piuttosto leggiadria e synth-pop, con venature italo-disco, per poi passare alla più scura, sperimentale ed ossessiva, già citata “Ostbahnhof”, un viaggio immaginario nel clubbing domenicale ed estremo a Berlino. “Homme à la Mode”, anche, è splendida, forgiata su pochissimi elementi e un cantato stomping, dispensato in un contesto ipnotico e chiuso su se stesso. Con “La Cave” il tutto si fa più acido, cupo e svirgolante, mentre in “Malade” le ambientazioni sono veramente incombenti pur se un pizzico di romanticismo alla francese alla fine traspare. “Purist” del cespo è quella che paga pegno maggiormente al synth-pop, che per quando ci riguarda rappresenta la deriva più pericolosa per il duo, o come diceva Burroughs “fare best seller non è per tutti” e “abbisogna di una certa predisposizione”, cosa che tutte le icone delle scene non-mainstream dovrebbero ricordare, anche se poi una certa leggerezza torna comoda per non prendersi troppo sul serio in quanto prototipo umano di una differente sensibilità. Anche “Retrovision” potrebbe rientrare in questo discorso ma qui è proprio la voce di Caroline ad equilibrare il tutto e ad imprimere il proprio marchio di fabbrica. Si chiude con “Soyuz”nel solco di quello che ci piace davvero tanto, un electro retrofuturistico e con influenze kraftwerkiane, idealmente ammendate in omaggio alle crew nordamericane che per prime hanno adottato simili sonorità. I testi in russo di questa produzione sono poi la ciliegina sulla torta per distinguersi dal troppo cretinismo filoatlantista imperante.