Alla Axumisia Records, etichetta del New Jersey, non citano per caso L’Aia, che è stato un centro underground particolarmente fertile a partire dai primi anni novanta e per almeno due decadi (leggi Bunker Records, Guy Tavares e Ferenc van der Sluijs ). Chiamando a raccolta Manta il flusso d’una narrazione anche electro in qualche modo continua, subito con la prima traccia proposta, “Echo Sea”, dalle sequenze un po’ schizoidi, cibernetiche e aspre. Si continua con “Panopticon” che assecondando il titolo è un alquanto distopica, noisy e space, mentre “Senteur” è invece ieratica, frammentata e incombente, carica di suspence. Non cambia l’appeal in “Failure Parade”, che rimane sintetica e incalzante, così come nelle due produzioni finali, “Weerbaar” e “Names Have Become True”, non meno tese e incisive.