Anthony Rother – Robo Pop

Mixato e registrato allo PSI STUDIO di Offenbach, quartier generale di Anthony Rother in Germania, nonché pubblicato sull’etichetta di casa, la PSI49NET, Robo Pop si presenta in guisa d’un doppio album che su Bandcamp è liberamente acquisibile utilizzando l’opzione “name your price”. Un vero e proprio regalo di Natale, insomma, dell’eccelso maestro electro, che anche in quest’occasione si presenta all’appuntamento in forma strepitosa, venando con la sua stessa voce, sempre processata, le sequenze sintetiche, che non sono affatto “pop”, seppur brillino di melodie struggenti e atmosfere elegiache, ammalianti e malinconiche. Nella prima parte – che comprende dodici brani – è tutto significativo, dalla traccia d’apertura “Celebrate The Future”, che funge da evocativa introduzione contornata da splendidi testi, a “Don’t Give Up” che probabilmente avrà più successo in pista, oppure “For You”, innervata da uno strano ragga spaziale, composizione delicatissima e con altrettanto ispirati innesti vocali. Dalla sincopata e ipnotica “Mad World” è scaturito uno splendido video diretto da Enlight, mentre “Take My Hand” veleggia sul crinale d’un citazionismo synthpop riecheggiante a suo modo i fasti dei primi anni ottanta. Di questa prima sfornata di produzioni la sorpresa sono proprio i vocal, ambito che adesso pareggia con tutto il resto, rendendo la catena dei contenuti forte in ogni singola espressione. Non da meno è proprio un raffinatissimo pezzo strumentale, invece, a imprimersi in chiusura, “Being Young”, una cavalcata insinuante e mesta di oltre cinque minuti. Dalla tredicesima alla venticinquesima incisione, tutte tracce denominate con l’aggettivo “Metaphysical” seguito da un numero progressivo, è un Anthony Rother decisamente inconsueto quello che ci si para dinanzi, quasi a recuperare le origini della synthesizer music, quella alla Jean-Michel Jarre o anche alla Vangelis, o alla Goblin, per intenderci, in passaggi di gran classe e space, dal sapore in parte classico e chiesastico, che riportano ai tempi dei connubi arditi fra vecchio e nuovo, ovvero alla seconda metà degli anni settanta, in un ode retromane che utilizza anche ambigui virtuosismi pur di portare attenzione alle maniere dell’elettronica. Se tale era il dazio da pagare all’enfasi nostalgica di queste spesso indecifrabili ultime stagioni musicali, Anthony Rother non si tira indietro e compie un raffinatissimo viaggio a ritroso nel magma della prima elettronica, dandone una lettura coerente, non necessariamente modaiola e soprattutto autentica, ancora una volta in linea con quello che lui è come artista e in quanto riferimento di tutta un’area stilistica.

 

  • Anthony Rother – Robo Pop
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  • Anthony Rother – Mad World – (Video by Enlight)
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