Marco Bernardi è a tutti gli effetti un veterano di quella prima scena elettronica degli anni duemila, caratterizzata da una produzione fondamentalmente digitale. Ancora oggi quell’impostazione tiene banco e anche in questo Shuiler, EP che vede la luce per Harbour City Sorrow, pur sottostando ad un’ispirazione ancora più retromane e di gusto analogico, ad essere esibiti sono i riferimenti classici, che sono quelli di sempre: detroit, gli anni novanta e un immaginario fondamentalmente nostalgico del futuro. È una simil-fusion intricata e giocattolo, frutto come d’una sbilenca intelligenza artificiale, quella della title track “Shuiler”, mentre in “Fusilli” gli stessi temi si fanno più aspri e nevrotici, imbastiti in un percussionismo macchinico e ridondante. Questi pezzi insomma funzionano come una macchina del tempo, oppure – se preferite – come un enorme frullatore, dove differenti elementi convergono in una nuova mescola, a malapena ricordando come a tutto questo ci sia alla base un’origine precisa.