Proprio perché ci piace anche il jazz, quello serio, a volte ci basta scorgere scritta la parola, inserita nel contesto di altri ambiti musicali, per scartare a priori la possibilità d’un ascolto: non siamo più negli anni novanta e la spocchiosa epoca delle “contaminazioni” è oramai – per fortuna – decisamente alle spalle. Per questi remix di Waajeed pubblicati dalla Tresor abbiamo tuttavia fatto un’eccezione e alla fine – grazie anche a un certo fiuto – non ce ne siamo pentiti. Memoirs of Hi-Tech Jazz è uscito nel 2022 ed è un tributo alla città natale dell’artista, Detroit, forte del legame con Berlino, sede del celeberrimo club che ha dato origine all’etichetta. Emulando questa ideale trasmutazione, adesso per i remix sono stati chiamati artisti provenienti da tre differenti continenti, che riutilizzano i seminali trattamenti voltandoli in produzioni contrassegnate dai propri stili distintivi. S’inizia con “Right Now” remixato dal britannico Mark Broom facendo leva su una percussività decisa e coinvolgente, per poi passare a Yazzus, dal Ghana, che mette mano a “The Ballad of Robert O’Bryant” aggiungendo un numero sorprendente di colpi di scena per un pezzo di cinque minuti e mezzo. Si chiude – e sono i nostri preferiti – con gli aussie Jensen Interceptor e Assembler Code, quanto mai efficaci nel riproporre la title track in guisa d’una conturbante trattazione electro accompagnata da iperboli sintetiche ed azzimati vocal stradaioli.