Quando come genere è la synthwave ad essere nominata assieme all’electro andiamo sempre con i piedi di piombo (ma questo succede anche quando l’ibridazione è dichiaratamente con l’house, la rave, il breakbeat o la progressive). L’electro purista in tutti questi anni non è andato sold out, ha resistito alle ondate d’eccessiva visibilità dovute a qualche sottogenere, alle virate commerciali e alle più disparate contaminazioni. È per questo che l’electrohead conclamata è sempre molto attenta a un utilizzo sconsiderato di quelli che sono gli stilemi del genere. Fatta questa inutile premessa Boris Divider ci accoglie comunque con “The Way You Feel Me”, produzione enfatica, elegiaca, che come intro d’un dj set electro certo non sfigurerebbe. La successiva “Letters From A Sleeper” pure attinge a certa discosynth di metà anni settanta aggiungendo anche arie westernate e un pizzico di vocal rock, completando la retromania con “Distante” che sembra pure apparentata con suggestioni alla Jean-Michel Jarre. Memories From The Dust, insomma, è tutto un pullulare di citazioni d’antan, che arrivano da un passato pre-internettiano, quando erano altri i passaggi virali per accedere al successo. Anche “You Know What I Know” useremmo proficuamente da intro, con i suoi vocal ieratici e il gancio pianistico, ipnotico e malsano. Arpeggi e linee melodiche dettano il canovaccio, chiaro omaggio all’era synth ma venata anche da un pessimismo post-human. La materia non manca, anzi come spesso accade è anche troppa e ci si perde un po’ nel filo di tante suggestioni.