Gabry Ponte, un nome che, per molti in Italia, evoca immediatamente flashback di techno anni Novanta decisamente “popolare,” quella che forse sfiorava l’underground giusto nei sogni più arditi. Certo, il curriculum è innegabile: 2 dischi di diamante, 39 certificazioni di platino e 22 d’oro, ma i titoli raccontano un’altra storia, con hit epocali come “Geordie,” “La danza delle streghe” e “Che ne sanno i 2000,” frutto dei tempi d’oro della sua etichetta Dance and Love. Oggi però, Gabry si è reinventato con Pentaphonia, e si lancia in una collaborazione con T78, veterano della scena techno e amato su etichette ben più serie come Autektone, Filth on Acid e Codex. Il risultato? “La Techno”. Con una cassa martellante che ti entra nelle ossa e una linea acida che si intreccia con accordi old-school, arricchita da esplosioni di campioni vocali. L’energia non manca, ma il tutto si muove su quel sottile confine tra il “techno” e il “mi sento chiamato in causa dai meme su Instagram”. La voce solista sembra il riassunto di ogni cliché possibile sul genere, e gli accordi cinematografici provano a dare un tocco di serietà, ma è un po’ come mettere una cravatta su una maglietta con le paillettes. Perfetta per i dancefloor mainstream nostrani, insomma, dove l’importante è far ballare, senza troppi pensieri.