In un periodo in cui le ristampe e le retrospettive dominano la scena della musica elettronica, Das Ding emerge con un contributo essenziale per i fan della minimal wave, ebm e techno delle origini. Selected Archival Recordings 1979-1985 non è solo una raccolta di tracce, ma una testimonianza del fervore sperimentale e dell’energia creativa che animavano gli artisti dell’underground europeo negli anni Ottanta. Queste registrazioni, ora restaurate, catturano un momento storico in cui la musica elettronica stava emergendo da un’era di isolamento e scarsità di risorse tecniche, evolvendosi verso un linguaggio musicale unico, crudo e diretto. Danny Bosten, alias Das Ding, lavorava in un contesto casalingo con mezzi modesti, eppure le sue composizioni riflettono una visione precisa: suoni pulsanti, ritmi meccanici e melodie minimali, ma cariche di tensione e atmosfera. Questa selezione di brani scava nei suoi archivi personali, offrendo non solo i classici già conosciuti dai cultori della minimal wave, ma anche gemme inedite e versioni alternative che arricchiscono la comprensione del suo percorso artistico. L’album porta l’ascoltatore in una dimensione dove la spontaneità e la sperimentazione sono predominanti, e dove la connessione con strumenti analogici rudimentali diventa parte integrante del sound. La produzione, per quanto legata ai limiti tecnici dell’epoca, rimane autentica e suggestiva. La cura dedicata al restauro dei nastri da parte di Ruud Lekx permette di preservare la patina originale delle registrazioni, mantenendo quel senso di immediatezza e intimità che caratterizza la musica di Das Ding. In un periodo storico in cui l’electro e la new wave stavano ancora cercando il loro spazio, Bosten anticipava sonorità che sarebbero poi diventate la base di generi come la techno e l’EBM. La sua capacità di fondere elementi sperimentali con strutture ritmiche semplici, ma efficaci, lo ha reso una figura di culto per gli appassionati del genere. Selected Archival Recordings 1979-1985 è un’immersione in quell’epoca, dove la sperimentazione sonora non era solo una scelta estetica, ma una necessità creativa.