Ekoplekz – Dirtbokz

A marchio Selvamancer, etichetta di Barcelona ma con forti ascendenze nella cultura rave olandese, ci arriva questa ultima fatica del bristoliano Nick Edwards, aka Ekoplekz, che assieme alla title track “Dirtbokz” mette in campo altre sette original version, frutto di un certosino lavoro di sintetizzatori analogici hardware e drum machine, con una post-produzione minima Brani che infine sono stati registrati su una cassetta a quattro tracce, mantenendo un’immediatezza cruda e un suono sporco e infuso di dub e intriso di riverbero. “Telekom” apre l’album con pulsazioni acid sincopate e riverberi profondi che richiamano le prime produzioni della Warp Records. La batteria sporca e lo sviluppo ipnotico creano un’atmosfera densa e industriale. “Fractured Smile” prosegue con ritmi spezzati e sintetizzatori distorti che si intrecciano in pattern complessi, mentre la title track “Dirtbokz” è un pezzo centrale che fonde elementi dub con sequenze techno minimali e raw, fedele al suo nome con un sound volutamente sporco e analogico. “Frampton Kotterell” rappresenta il momento più melodico e riflessivo dell’album, con pad atmosferici e una struttura più dilatata che crea un momento di respiro nella raccolta. “Staja84a” e “Volcanik” riprendono il mood più scuro con rispettivamente ritmi electro distorti e passaggi techno industrial, mentre “Quasarz” si distingue per le sue atmosfere spaziali e texture acide.Il disco si conclude con “Phader”, un brano malinconico che bilancia elementi acid con aperture ambientali, chiudendo il cerchio di questo viaggio sonoro grezzo e analogico, che omaggia tanto la cultura rave quanto le radici del dub e della electronic music britannica.

 

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