Legowelt – A Field Guide To The Void

È un momento davvero speciale questo per Legowelt, che continua a sfornare produzioni con grande lena e qui per le Clone Jack For Daze Serie apparecchia addirittura un album, comprensivo di ben tredici nuove original version. A Field Guide To The Void parte con “In a Blaze of Fame”, una splendida ballad electro, elegiaca e gentile, infarcita da calibrati ed efficaci vocal robotici che accompagnano ritmiche ondivaghe e sferzanti. Siamo oltre i sei minuti in questa traccia e anche nella successiva, “Racefietsen In De Polder”, che è gonfia di suggestioni kraftwerkiane ed elementi melodici, quasi letteralmente a sottolineare che “la funzionalità non deve necessariamente prevalere sullo stile”. Elementi che in maniera incantata ci trasportano attraverso un groove profondo in un mondo immersivo, ricco e stratificato. “Ghost Stories From A New House” è invece una proposta più ritmica e metallica, vanta strane texture liquidiformi, vocalizzi e trasalimenti difficilmente decifrabili. Con “Satyricon Pandemonium” si torna nel novero di melodie oblique e di una fusion interstellare, in un caleidoscopio di suoni retro-futuristici e ambientazioni delicate ma inquiete. È un album quantomai vario e ricco di differenti soluzioni: non c’è un pezzo uguale ad un altro e l’intreccio potrebbe essere fruito con piacere davvero in ambiti anche molto lontani fra loro. Come non gongolare allora di fronte al minimalismo di “Ethics Synths & Morality” o al cospetto di costrutti tecnoidi come quelli di “I Got Lost In The Tool Shed”. Insomma, A Field Guide To The Void è un viaggio sonoro che sfida i confini della musica elettronica convenzionale, alla quale è associato anche un progetto grafico particolarmente interessante, con pezzi pittorici che nelle poche pause di Legowelt fra una produzione e l’altra continuano in altre maniere l’elegante immaginazione di mondi possibili. Affascinanti quadretti che riverberano l’amore di questo artista per i synth e una vita semplice e agreste. Mentre molti artisti di musica elettronica sembrano bloccati nel proprio vuoto, impegnati a soddisfare le esigenze delle grandi sale da ballo, Legowelt crea meticolosamente universi sonori che oscillano tra il familiare e l’ignoto, ricordandoci che la musica elettronica può ancora essere un terreno fertile per l’immaginazione e la sperimentazione.

 

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