È una fusion che ci riporta all’epoca della musica campionata, quando ancora il termine interpolazioni non esisteva, quella che ci riserva “Sloppy Seconds”, prima traccia in scaletta di Retro Futurism di Detroit’s Filthiest. Anche la successiva “Come On Baby” evoca le stesse stagioni, sia pure in maniera più stradaiola e insistente nei suoi sample vocali. Ci vuole “Sunday Morning Service” per un salto ancor più tendenzioso in elaborazioni musicali d’antan, questa volta stilosissime e vezzose, che immaginiamo perfette per una coreografia romantica in una roller disco. La quarta traccia, “Touch Me Tease Me”, è caratterizzata da vocal sensuali e straniati suoni di tromba, e si affida a un groove spigoloso e deciso. A chiudere il quadro arriva “Save My Soul”, con i suoi ritmi spezzati e avvolgenti e un piano ammiccante, che lasciano spazio a un retrogusto malinconico, appena accennato, ma presente. Retro Futurism conferma il talento poliedrico di Julian Shamou nel mettere in scena un’idea di dance music al tempo stesso nostalgica e lucidamente attuale, dove la memoria del passato si fa sempre corpo vivo e danzante.