The Bunker a New York, precisamente al numero 222 della Bowery, era nella seconda metà degli anni settanta la residenza di William S. Burroughs. Che a distanza di mezzo secolo lo si ricordi ancora, utilizzandolo come nome di un’etichetta discografica e di una release, la dice lunga su quanto lo scrittore sia stato influente nelle subculture musicali che dal rock arrivano fino all’elettronica e adesso all’electro-techno. In apertura, “Latch” accende subito la tensione con un gioco di riflessi elettrici e percussioni agili, costruendo un’atmosfera carica e sospesa. “Relay” sposta l’asse su una progressione pulsante, in cui l’energia si muove in continuo slittamento, evocando memorie synthwave filtrate attraverso una lente techno. “Reagant” è il momento più ellittico, con un andamento scomposto che sembra voler deviare da ogni struttura lineare, lasciando che siano i dettagli a guidare l’ascolto. “Shuddering on the Substrate” è forse il brano più compiuto nella sua intensità: l’impianto ritmico saldo ma flessibile lascia emergere traiettorie melodiche che si sfaldano e si ricompongono. La conclusiva “Substratum”, la title track, sigilla il lavoro con un tono più terreno e fisico, quasi a voler ancorare tutto l’apparato sonoro a una materia viva, attraversata da impulsi e microvariazioni. Con questo EP Tom Holroyd, che si presenta sotto il moniker Torvvo, mette a fuoco un’estetica che nasce dal gesto istintivo ma si affina nel dettaglio tecnico, tenendo in tensione il rapporto tra macchina e intuizione. Una sintesi riuscita, che parla con chiarezza il linguaggio dell’elettronica contemporanea.